sabato, 27 Aprile, 2024
Esteri

Il Segretario dell’Onu Antonio Guterres: “E’ tempo di “inondare veramente” Gaza di aiuti. La fame è un oltraggio”

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso con urgenza, nella giornata di sabato, la necessità di un massiccio afflusso di aiuti umanitari a Gaza, definendo la situazione di penuria alimentare nell’enclave come uno “scandalo morale” e ha insistito per un immediato cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Parlando dal lato egiziano del confine vicino a Rafah, nel sud di Gaza, Guterres ha evidenziato il rischio di un’escalation dovuta al possibile assalto terrestre israeliano nonostante gli avvertimenti di una possibile catastrofe, dato che Rafah ospita oltre la metà dei rifugiati di Gaza. “Ogni ulteriore offensiva aggraverà la già critica situazione: con conseguenze disastrose per i civili palestinesi, per gli ostaggi e per tutti gli attori della regione”, ha dichiarato Guterres.

Il suo intervento è avvenuto a seguito dell’incapacità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di concordare su una risoluzione, proposta dagli USA, a favore di un “cessate il fuoco immediato e duraturo”. Guterres ha più volte sottolineato gli ostacoli al trasporto degli aiuti umanitari a Gaza, imputando la responsabilità principalmente a Israele. “Da questo varco confinario, è palpabile la sofferenza e l’insensibilità… con una fila interminabile di camion di soccorso bloccati da un lato e, dall’altro, l’ombra lunga della fame”, ha affermato. Si stima che Hamas detenga circa 100 ostaggi e i resti di altri 30, a seguito dell’attacco del 7 ottobre che ha causato circa 1.200 vittime, in maggior parte civili, innescando il conflitto. In risposta alle dichiarazioni di Guterres, l’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rimandato a una dichiarazione del ministro degli Esteri Israel Katz su social media, in cui accusava il leader dell’ONU di consentire all’organizzazione di diventare “antisemita e anti-israeliana”. Si stima che circa 1,5 milioni di palestinesi si siano rifugiati a Rafah in fuga dall’offensiva israeliana.

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