domenica, 28 Aprile, 2024
Società

Le periferie rigenerate migliorano le città

“Garantire strumenti idonei per pareggiare interventi non discriminatori tra centri urbani e periferie, rivendicando, da parte di queste ultime, maggiore qualità urbana, diritti, opportunità educative e occupazionali e una concreta partecipazione sociale e politica”

È uno dei passaggi con cui il vice Ministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, in un’audizione ricca di spunti e riflessioni collegati al tema, di oltre 90 minuti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie ha richiamato l’attenzione sul problema delle aree “satelliti” che circondano tantissime città nel nostro Paese.

A nostro parere, è proprio da questa denuncia e da questa rivendicazione che può nascere la reinvenzione non solo della periferia ma della città tutta.

Crediamo che questo processo è sempre stato in atto all’interno delle periferie: i cittadini sono costretti a reinventare la città in termini di relazioni, percorsi, occupazioni dello spazio, sopperendo alla mancanza di quei caratteri tradizionali della città, modificando e adattando i propri comportamenti quotidiani alla nuova realtà urbana della periferia.

In tal senso, negli ultimi anni si è assistito sempre di più a fenomeni di mobilitazione spontanea da parte di gruppi di cittadini che sono riusciti, in parte, a riqualificare gli spazi del vivere e dell’abitare puntando a spazi sicuri e sani.

Oggi, però, questo non basta più. Le persone si sono abituate a vivere in periferie eterogenee che uniscono una sostanziale assenza di spazi pubblici di relazione a una provvisorietà che ne accentua il carattere di periferia. Secondo l’analisi di Sisto, proprio da questa condizione di precarietà, possono nascere nuovi concetti di abitare, di città, di periferia, tesi a mettere in atto delle pratiche che migliorino in maniera sensibile la qualità del vivere, dell’ambiente e delle relazioni sociali e che uniscano più soggetti – pubblici, privati, civili, del terzo settore, delle parrocchie – verso la realizzazione di progetti di rigenerazione urbana che guardino principalmente al benessere socio-economico dei residenti.

Ecco perché da quando sono partiti i lavori della Commissione, da parte del Presidente Alessandro Battilocchio sono stati “incassati” consensi e apprezzamenti per la selezione degli auditi e i contenuti dei loro interventi, coerenti alle aspettative elencate nella relazione di accompagnamento della legge istitutiva.

Le periferie, si precisa nella relazione legislativa, sono una realtà complessa e articolata, come dimostra la presenza di tante associazioni di cittadini volte a promuovere un miglioramento delle condizioni di vita in queste aree. In alcuni casi le periferie sono il risultato di una città che si espande e che ingloba comuni, frazioni di comuni o aree agricole e di verde abitate da persone nate lì o che vi si sono trasferite come scelta di vita, anche se si trovano periferie con aree residenziali prestigiose e dotate di servizi, zone ricercate da persone singole e dalle famiglie perché relativamente lontane dal caos della città, che possono contare su una serie di servizi essenziali e sono inserite e circondate dal verde.

Occorre anche puntare alla rigenerazione urbana, ha sottolineato tra l’altro il presidente Battilocchio, in quanto è riconosciuta come uno degli strumenti più completi ed efficaci che i governi possono utilizzare non solo per guidare lo sviluppo economico, ma anche per promuovere città più inclusive, resilienti, sane, sicure e sostenibili.

Secondo noi si tratta di un processo che crea molti vantaggi per tutte le parti interessate di una comunità, tra cui: Impedire che il tessuto urbano inizi – o continui – a deteriorarsi, migliorando le infrastrutture fisiche, economiche e sociali; Generare posti di lavoro, grazie all’arrivo di nuove imprese, migliorando così le condizioni di vita; Migliorare l’accesso ai servizi pubblici e ai trasporti, facilitando l’integrazione e il collegamento dei residenti con il resto dello spazio urbano; Aumentare il valore delle proprietà commerciali e residenziali; Generare risparmi energetici che portano a una riduzione delle emissioni di C0₂. Valorizzare gli edifici locali, per rendere più belli i quartieri.

I progetti di rigenerazione urbana di successo possono trasformare, rafforzare e rigenerare aree in difficoltà, fungendo da catalizzatori per ulteriori investimenti a beneficio delle comunità locali. Concentrare le risorse pubbliche e gli investimenti privati su aree specifiche permette loro di richiamare imprese e nuovi residenti, attratti non solo dalla riqualificazione degli immobili commerciali e residenziali, ma anche da progetti culturali volti a trasformare una città in un centro di ricreazione urbana. Un’azione così organizzata e coordinata infonde nuovo vigore alle aree urbane in sofferenza, riqualificandole ed esprimendo tutto il loro potenziale, generando effetti benefici per la comunità e per tutti gli stakeholder.

Si è convinti che con l’istituzione dell’Osservatorio sulle periferie di dicembre scorso, si otterranno risultati concreti attraverso l’analisi e la programmazione del fenomeno. Basta considerare gli obiettivi del nuovo organismo per rendersi conto delle prospettive favorevoli.

Eccone alcuni: Incentivare iniziative di formazione e promozione della cultura del rispetto della legalità, con particolare riferimento alle giovani generazioni; promuovere studi per la formulazione di proposte idonee alla definizione di iniziative di supporto agli enti e alle istituzioni coinvolti nelle problematiche delle periferie; promuovere il raccordo e lo scambio informativo tra tutti i soggetti competenti, anche ai fini dell’elaborazione di progetti in tema di legalità; effettuare il monitoraggio e la valutazione delle azioni intraprese a livello nazionale, e l’individuazione delle best practice adottate.

L’Osservatorio dovrà rendere noti annualmente, anche attraverso la pubblicazione online nel sito web del Ministero dell’interno, i risultati ottenuti dalle proprie attività istituzionali e il lavoro svolto. Il Ministro dell’interno, con proprio decreto, dovrà stabilire le linee operative e le attività strumentali all’espletamento dei compiti istituzionali dell’Osservatorio, la sua organizzazione, le modalità di funzionamento e la composizione, prevedendo la partecipazione di rappresentanti di enti e istituzioni, pubblici e privati.

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