sabato, 27 Aprile, 2024
Cultura

Buddha Passion e altro. Come la cultura contrasta la violenza

Cosa arriva in cielo per primo? Una nota, una parola o un pensiero? Ci senti Giulia? Ci senti Mahsa? Ci sentite lassù, figlie, madri, amiche, creature? Vi arriva il nostro bene? Me lo sono chiesto più volte il 25 novembre, me lo domando spesso, ma nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne, in una Roma particolarmente ventosa, mentre mi spostavo da un luogo all’altro della città, la domanda si è moltiplicata nella mia testa, insieme alle voci delle donne e degli uomini che hanno riempito le strade, fino al Circo Massimo. Cinquecentomila persone, mezzo milione di persone, che chiedono l’eradicazione di ogni forma di violenza contro le donne. Tantissime altre voci in tutta Italia. Dovremmo essere sempre così sorelle, ogni giorno, verso ogni forma di violenza a qualsiasi donna, in qualsiasi parte del mondo. Dovremmo essere sempre così, anche tra noi donne, anche quando ci costa un sacrificio dell’ego, dovremmo essere così anche verso una o un rivale.

Intanto nel paese si accende un dibattito culturale: il patriarcato esiste oppure no? Ecco, questo è quello che, da donna, io non intendo fare. Non perché non sia consapevole che, come scrisse Simone De Beauvoir nel libro “il secondo sesso”, che anticipò la questione femminista, “donna non si nasce, lo si diventa” attraverso un sistema educativo e di valori di riferimento che imbocca un percorso dedicato e differente da quello che viene preparato per l’uomo, ma perché intravedo un incaglio in cui non desidero sciupare risorse: generare dei paraventi dietro i quali nascondere le soggettività e responsabilità. Per questa ragione, nonostante le conquiste lente e ad enormi prezzi di diritti che dovrebbero essere dote di nascita, la responsabilità degli assassini, dei violenti, per me resta interamente a loro. Non basta un contesto a fare un assassino, bisogna aggiungere un’erosione empatica, una deresponsabilizzazione costante e la percezione dell’altro da sé come strumento, mezzo, oggetto e non soggetto. Infine non intendo combattere la violenza con un’altra battaglia tra visioni, perché finirei per nutrire quel che più serve la violenza: la divisione; cerchiamo di prenderci per mano e di essere insieme donne e uomini. A Roma ho visto come risponde la cultura a questa responsabilità pedagogica e di ribellione alla distruzione e desidero mostrarlo attraverso due spettacoli che ho scelto tra i moltissimi e tutti di grande spessore dell’Italia del 25 novembre: “Buddha Passione” e “Qualcosa di lei”.

Il compositore e direttore d’orchestra Tan Dun e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia hanno espresso cordoglio per la perdita di Giulia Cecchettin e solidarietà e vicinanza alla sua famiglia, condannando la violenza contro le donne e dedicando il concerto “Buddha Passione” a tutte le donne. L’artista cinese è festeggiato in tutto il mondo per le sue composizioni di musica “colta” tanto quanto per le colonne sonore che accompagnano numerosi film di grande successo, quali The banquet, Hero e soprattutto La tigre e il dragone, premiato nel 2001 con un Oscar per la migliore colonna sonora. Tan Dun, definito dal New York Times “una sorta di rockstar della scena musicale moderna”, ha realizzato un’opera pregna di bellezza, un canto eterno all’uguaglianza tra tutte le creature, una preghiera di armonia e compassione come unica via per un’esistenza giusta e piena. Nl corso della sua carriera Tan Dun ha vinto anche un Grammy Award e nel 2017 ha ricevuto il Leone alla Carriera della Biennale di Venezia ed è ambasciatore UNESCO. In questa occasione il compositore e direttore cinese (già ospite dell’Accademia nel 2007, nel 2010 e nel 2011), è salito sul podio dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci bianche (istruiti da Andrea Secchi) dell’Accademia di Santa Cecilia, per dirigere la prima italiana di Buddha Passion, recentemente incisa dall’etichetta Decca, che il Financial Times ha definito “Un’impressionante fusione di musica cinese e occidentale. Un’opera magnifica in tutti i sensi, con una profonda semplicità alla base”. L’opera, in sei atti su libretto dello stesso Tan Dun, è stata commissionata dai Dresdner Musikfestspiele, dalla Los Angeles Philharmonic, dalla New York Philharmonic e dalla Melbourne Symphony, e la prima esecuzione ha avuto luogo il 23 maggio 2018 ai Dresdner Musikfestspiele. Buddha Passion racconta la storia di un giovane principe che trova l’illuminazione e diventa Buddha; è un’opera epica e monumentale, ispirata da antichi testi cinesi e sanscriti e da una visita che il compositore ha effettuato alle antiche grotte di Mogao a Dunhuang, conosciute anche come le grotte dei “mille Buddha”, celebri per i loro murales che, come afferma il compositore, “raffigurano più di quattromila strumenti musicali, tremila musicisti e cinquecento orchestre. Ero così profondamente commosso che potevo quasi sentire i suoni emanati da quei murales”. La partitura prevede anche numerosi solisti vocali oltre a strumenti tradizionali cinesi e fonde l’antica saggezza del buddismo con la tradizione musicale delle Passioni di Bach con trame orchestrali ipnotiche e tecniche vocali orientali. Tutto il libretto è pervaso dalla tensione verso l’unione pacifica tra le creature, con una condanna aperta alla violnza e alla sopraffazione data dalla ricerca del potere, mentre si indica apertamente la compassione come forza guaritrice. I grandi applausi del pubblico, la commozione partecipe che ho colto nel viso di molti, sono arrivati a suggello di una richiesta di salvezza da ogni orrore che non può più aspettare.

Viola Graziosi (foto di Tommaso Salamina)

Altro impegno eccellente è stato quello del Teatro di Roma che proprio per il 25 novembre ha messo in calendario uno spettacolo aperto alla città proprio su questo tema: “Qualcosa di lei” con Viola Graziosi. Il Teatro di Roma e Viola Graziosi hanno lanciato il progetto DONNE! Che sta vedendo al Teatro India un grande partecipazione a Circe come agli altri titoli della trilogia dedicata alle donne del mito. “Vogliamo dedicare – commenta Francesco Siciliano presidente della Fondazione – a Giulia e a tutte le ragazze e i ragazzi che stanno riempiendo le piazze e le strade d’Italia questo appuntamento. L’impegno della Fondazione Teatro di Roma per una cultura che contrapponga alla violenza di genere e alla sopraffazione contro le donne una cultura aperta e inclusiva è al cuore del nostro progetto di teatro. E in particolare nella giornata del 25 condividiamo con Viola Graziosi questo impegno che si traduce in uno spettacolo a porte aperte, gratuito e che vuole coinvolgere la città.” Lo spettacolo è stato riuscitissimo, con una partecipazione a dominanza femminile, ma con molti uomini presenti e attenti; insieme tutti attenti alle parole di un’interpretazione densa e sapiente, che è riuscita a giocare, in un ottimo crescendo drammaturgico, sui diversi piani esistenziali, fino a porci di fronte all’interrogativo ineludibile per tutte e tutti “ho qualcosa di lei”? “ho qualcosa di lui”?

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