lunedì, 6 Maggio, 2024
Attualità

Il Papa: “Guerre, un’ora buia. Il problema sono le industrie delle armi”

Il Pontefice al Tg1 tra conflitti nel mondo, migranti e l’antisemitismo “da combattere”

Dalla guerra in Medio Oriente al conflitto in Ucraina, con l’appello a deporre le armi. Ma anche il bilancio del Sinodo, il ruolo delle donne nella Chiesa, la necessità di rinnovamento. Il Papa è stato a colloquio ieri sera con il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci in un’intervista ricca di spunti.

Sùbito Francesco, riferendosi a quanto sta accadendo in Ucraina e soprattutto Medio Oriente, ha sottolineato che ogni guerra rappresenta una sconfitta per l’umanità, e che la soluzione ai conflitti va cercata attraverso il dialogo e la pace. “Nella guerra uno schiaffo provoca l’altro. Uno forte e l’altro più forte ancora e così si va avanti”. Nel contesto del conflitto in Medio Oriente, il Pontefice ha espresso la sua preoccupazione per le azioni violente, tra cui l’assalto al kibbutz e il sequestro di ostaggi. Ha enfatizzato che la reazione alla violenza dovrebbe essere il dialogo e il tentativo di risolvere i conflitti in modo pacifico. Ha quindi sottolineato la necessità di trovare una soluzione saggia al conflitto israelo-palestinese, basata su due Stati con confini ben definiti e uno status speciale per Gerusalemme. Ha fatto riferimento all’accordo di Oslo come un possibile punto di partenza per una soluzione pacifica al conflitto. Ha quindi detto di chiamare ogni giorno alla parrocchia di Gaza: “Ci sono 563 persone, quasi tutti cristiani con la presenza di qualche musulmano. Grazie a Dio, al momento, le forze israeliane rispettano quella parrocchia”.

Industria delle armi

Il Santo Padre ha parlato di un momento molto buio per il mondo, mettendo nel mirino le industrie delle armi: “Mi ha detto una persona che capisce di investimenti che oggi gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche delle armi”. E poi ancora: Non è bello dirlo, uno purtroppo si abitua alle guerre. Ma non dobbiamo abituarci”. Il Papa non ha escluso una possibile escalation di conflitti che porterebbe “alla fine di tante cose e di tante vite. Ci sono tante altre guerre che a noi non toccano: Kivu, lo Yemen, il Myanmar con i Rohingya che sono dei martiri. Il mondo è in guerra, ma c’è l’industria delle armi dietro”.

Ucraini martiri

In merito all’aggressione della Russia, Francesco ha parlato del popolo ucraino che “è martire, soffre tanto. Ha avuto persecuzioni al tempo di Stalin molto forti. Serve un accordo di pace, è la vera soluzione”. Ha poi spiegato, appena scoppiato il conflitto di essere andato all’ambasciata russa, disponibile ad andare a Mosca a parlare con Putin, se fosse servito a qualcosa. “L’ambasciata si è comportata molto bene nel liberare le persone che si potevano liberare. Ma il dialogo si è fermato lì. In quel momento mi scrisse Lavrov: ‘Grazie se vuole venire, ma non è necessario’”.

Migranti da gestire

Altro argomento, quello legato ai migranti. “Sono cinque i Paesi che soffrono più la migrazione: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. L’Europa deve essere solidale con queste nazioni che non possono prendere tutti, i governi dell’Ue devono entrare in dialogo”.

Antisemitismo da combattere

Nel corso dell’intervista, il Vescovo di Roma ha fatto riferimento alla triste realtà dell’antisemitismo, sottolineando che non è scomparso nonostante l’orrore dell’Olocausto, durante il quale milioni di ebrei furono uccisi e sottoposti a terribili abusi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che, nonostante la storia terribile dell’Olocausto, l’antisemitismo rimane un problema attuale: “Purtroppo è un argomento non ancora passato, è un dato di fatto che io vedo e non mi piace”. Ha dichiarato di vedere segni di antisemitismo anche tra i giovani, affermando che non è sempre necessario guardare indietro alla storia per riconoscerne la presenza. Ha riconosciuto che l’antisemitismo può assumere forme diverse, alcune più sottili di altre, ma rimane una minaccia reale e inquietante.

Presente alla Cop28

Il Papa ha poi annunciato che parteciperà, dal 1° al 3° dicembre, alla Cop28 a Dubai, un importante evento internazionale dedicato alla discussione sul cambiamento climatico e alla promozione di azioni concrete per la protezione dell’ambiente.

Botta e risposta

Sull’omosessualità: “La Chiesa riceve tutti, non si chiede come sei. Riceve tutti quelli che possono essere battezzati”. Sulla pedofilia: “C’è ancora da fare. Non dobbiamo fermarci”. Ha poi detto di non sentirsi un papa “di Sinistra”. Sull’abolizione del celibato per i preti: “Una legge che può essere tolta, non c’è problema, ma non credo che aiuti a superare la crisi delle vocazioni”. Sul Sinodo: “Risultato positivo. Si è parlato di tutto con tutta libertà”.

Maradona, Messi e… Pelé

Il Santo Padre, che non ha mai nascosto il suo amore il calcio. Ebbene, Chiocci gli ha chiesto chi preferisce tra i connazionali Diego Armando Maradona e Lionel Messi. Risposta sorprendente, quella del Pontefice: “Io metterei un terzo, Pelè”. Un brasiliano, insomma.

Il Papa ha anche ‘confessato’ di essersi fidanzato, prima di prendere i voti, con una ragazza che lavorava nel mondo del cinema.

In mattinata l’Angelus

In mattinata, davanti a circa 20mila fedeli, il Papa ha tenuto l’Angelus ricordando la festa di Ognissanti, ponendo l’accento sulla santità come un dono di Dio e un cammino che coinvolge tutti i credenti. Francesco ha iniziato il suo discorso sottolineando che la santità “è un dono divino che tutti abbiamo ricevuto attraverso il sacramento del Battesimo”. Ha evidenziato che i santi non sono figure remote o irraggiungibili, ma sono persone “come noi, amici della porta accanto che hanno iniziato il loro percorso di santità dallo stesso dono battesimale che condividiamo”. Una prospettiva che rende la santità accessibile a tutti. Successivamente il Pontefice ha enfatizzato che ricevere un dono porta gioia, poiché indica che qualcuno ci ama profondamente: “Questo è ciò che la santità rappresenta: un dono di Dio che ci fa felici perché manifesta il Suo amore per noi”. Ha sottolineato l’importanza del sostenersi a vicenda lungo questo percorso, citando i santi come “ottimi compagni di cordata. Sono i nostri fratelli e sorelle maggiori, su cui possiamo sempre contare. Sono amici sinceri che desiderano il nostro bene e che ci aiutano a crescere nella fede”.

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