giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

Scuola: Cgil “In Sicilia su 4.173 edifici il 70% è senza agibilità”

Edifici scolastici senza certificazioni di agibilità, di conformità ai vincoli sismici, di antincendio. Ma anche con barriere architettoniche e spazi non sempre sufficienti alle esigenze della didattica. È un quadro di complessiva precarietà delle condizioni strutturali degli edifici scolastici in Sicilia, quello che emerge da uno studio realizzato dalla Cgil su dati Ares e “Scuole in chiaro”. Un’analisi, è stato annunciato in conferenza stampa, che sarà completata attraverso un’indagine conoscitiva “sul campo” che la Cgil avvierà nei prossimi giorni attraverso un questionario “per avere contezza della percezione di studenti, famiglie e personale della scuola sul reale stato degli edifici, oggi avvolto nell’incertezza in assenza di certificazioni”, e potere avviare un’azione rivendicativa che “conduca prima dell’inizio del nuovo anno scolastico – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – al superamento dei problemi”.

Su 4.173 edifici scolastici, secondo lo studio, il 70% non ha la certificazione di agibilità e l’80% la certificazione antincendio. Delle 498 in possesso della certificazione antincendio solo il 10% ha il nulla osta provvisorio. Inoltre, il 37% degli edifici (1.551) non ha la certificazione per gli impianti elettrici. Delle scuole siciliane 3.700 sono in zona sismica 1 e 2 ma, nonostante questo, solo 488 ha la certificazione di conformità ai vincoli sismici laddove solo il 25% è progettato a norma antisismica.

“Anche la percentuale che riguarda la verifica sismica – ha sottolineato Mario Ridulfo, segretario regionale della Fillea Cgil – è bassa, il 21% ne è in possesso, va peraltro rilevato che mentre questa è obbligatoria non lo è paradossalmente l’intervento”.

Non va meglio con le barriere architettoniche con 1.443 edifici scolastici, il 34% del totale, non in piene condizioni di accessibilità. Mentre per il 9% degli edifici è ancora presente il problema dell’amianto. A fronte di questa situazione e di “un contesto che – hanno rilevato gli esponenti della Cgil – non è facile ricostruire puntualmente anche per il difficile accesso ai dati, i finanziamenti non mancano”, anche se “sicuramente insufficienti – ha rilevato Fabio Cirino, segretario della Flc di Palermo – e in larga misura bloccati. È anche per questo – ha aggiunto – che lanciamo il questionario, per andare a fondo sul reale stato di sicurezza delle scuole, secondo il punto di vista degli utenti e dei lavoratori della scuola e dell’edilizia impegnati nel settore. Non c’è infatti ad oggi percezione che si muova molto, a fronte di finanziamenti comunque cospicui”.

Lo studio della Cgil quantifica in 72 le scuole “molto problematiche” di cui 28 a Palermo, 13 a Trapani. Nell’elenco delle incompiute 10 sono scuole con interventi al palo che riguardano anche la messa in sicurezza.

Nel piano triennale della Regione è stimato un fabbisogno di 150 milioni a cui si aggiungono i fondi dei patti per le città metropolitane, 15 milioni per realizzare due grandi poli scolastici a Palermo ,16 milioni per Messina e 9,2 per Catania. Si aggiungono i fondi statali.

“Noi stimiamo un fabbisogno di 200 milioni – ha osservato Ridulfo -. Ma i fondi vanno spesi – ha sottolineato -, consideriamo che oggi ci sono interventi bloccati che hanno già i progetti esecutivi, la cui realizzazione darebbe anche una boccata d’ossigeno al settore edile”. “Oltre a consentire il superamento di problemi che come studenti viviamo quotidianamente sulla nostra pelle”, ha detto Giuseppe Barresi, della Rete degli studenti medi.

La Cgil, una volta completata l’indagine sul campo, “lancerà un’iniziativa vertenziale a tappeto, con tutti gli interlocutori con cui sarà necessario”, ha spiegato Alfio Mannino. “Intanto – ha aggiunto -, chiediamo alla Regione una verifica sul piano triennale, lo sblocco delle risorse, la verifica della effettiva agibilità degli edifici dove manca la certificazione, maggiori risorse”. Rilevato anche in conferenza stampa “il vuoto da troppo tempo al vertice dell’Ufficio scolastico regionale, che fa venire meno un importante interlocutore”. (Italpress)

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