mercoledì, 8 Maggio, 2024
Agroalimentare

Parravicini: il futuro dell’agricoltura passa per l’innovazione tecnologica

Tradizione, esperienza e nuove tecnologie per fronteggiare la crisi agricola

La fine di agosto tradizionalmente coincide con la vendemmia, ma quest’anno la raccolta dell’uva è caratterizzata da una partenza allarmante, che dovrà fare i conti con gli effetti della alternanza di siccità e precipitazioni abnormi. Maturazione, calendari di maturazione e qualità delle uve rivoluzionati dal meteo. Nello specifico, acqua e grandine hanno favorito lo sviluppo di malattie fungine, quale la plasmopara viticola, comunemente chiamata peronospora della vite, e botrite; la grandine ha colpito le varie zone produttive a macchia di leopardo, distruggendone alcune e salvaguardandone altre. Temperature più alte e siccità prolungate, poi, sono state la vera emergenza degli ultimi anni. Tutti questi fattori fanno purtroppo rientrare il 2023 fra i peggiori anni della storia in termini di livelli di produttività mondiale, dove si stima una riduzione di circa il 60%. A rischio anche il primato quantitativo italiano su quello francese. È presto per fare un bilancio ma, stando alle cifre riportate da chi opera in questo settore, la produzione ne nostro Paese resterà al di sotto dei 45 milioni di ettolitri, circa il 15% in meno dell’anno scorso. Ne parliamo con Andrea Parravicini, presidente di Cia Centro Lombardia, una delle Regioni maggiormente colpite dalle crisi climatiche.

Tenendo presente che questi eventi saranno sempre più frequenti e diffusi, in che modo la viticultura potrà difendersi?
Allo stato attuale è forse un po’ presto per dire che siamo pronti a fronteggiare questi disastri naturali, ma abbiamo molti strumenti cui affidarci nel prossimo futuro che potranno aiutarci. L’agricoltura di precisione potrà essere il punto da cui partire per risolvere queste problematiche, che mettono in ginocchio un settore primario ricco e rinomato come il nostro. Minime lavorazioni, controllo delle malattie e monitoraggio dell’andamento meteorologico/pluviometrico tramite software e droni saranno fondamentali per ritornare ad avere ottime produzioni, sia in termini qualitativi sia quantitativi. Fortunatamente storia diversa per quanto riguarda il verde urbano. Posso confermare, dalla mia esperienza professionale, che ci si sta già attivando per mettere al sicuro tutte le piante presenti nelle nostre città, oltre ad avere predisposto calendari di lavoro per il mantenimento corretto di tutto il patrimonio verde, di cui non possiamo far a meno per lo stoccaggio di CO2. Oltre a rappresentare un validissimo “impianto di raffrescamento” dei nostri quartieri.

E per la gestione dell’acqua nei campi durante i periodi di scarsità cosa consiglia?
Dobbiamo a malincuore confermare che non ce n’è abbastanza, siamo in deficit, e questo è confermato dall’altezza dei laghi che sovrastano le città. Dovremo anche in questo caso mettere in atto e utilizzare alcune delle tecnologie di cui ho parlato prima, in modo tale da capire quando si è in presenza della condizione di capacità di campo [il terreno è alla capacità di campo quando due campioni successivi forniscono lo stesso valore di umidità – Ndr] e quando, invece, bisogna intervenire con i diversi metodi di irrigazione per ripristinare il livello perso con la evapotraspirazione. Sicuramente l’acqua sarà da considerare come “il petrolio del futuro” e per questo andranno anche scelte opportunamente le modalità di somministrazione, le quantità di adacquamento e le zone variabili di irrigazione. In questo caso, avvalendosi delle tecnologie, nello specifico di un drone capace di intercettare e definire le aree in cui c’è più o meno necessità d’acqua, riusciremo ad intervenire apportando acqua solo dove serve e in alcune situazioni anche elementi nutritivi.

Tornando, invece, al discorso delle malattie fungine o causate da insetti, le nuove tecnologie che aiuto potranno darci?
Possiamo anche in questo caso affermare che, come già sperimentato in alcune realtà, dispositivi innovativi come i droni ci aiuteranno nel percepire in modo anticipato l’arrivo di una patologia, contrastandola agli albori del suo sviluppo. In conclusione, sia in qualità di agronomo senior che di presidente di CIA centro Lombardia, sono convinto che il nostro settore, pur se ancora fortemente caratterizzato da una metodologia di lavoro “tramandata di padre in figlio”, potrà adeguarsi alle nuove esigenze affidandosi alle nuove strumentazioni tecnologicamente avanzate . Solo così potremo superare le difficoltà create dai cambiamenti climatici, riportando il nostro settore primario ai massimi livelli mondiali.

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