sabato, 27 Aprile, 2024
Economia

Istat: consumatori e imprese hanno paura del futuro

In calo ad agosto la fiducia dei consumatori, ma soprattutto quella delle imprese. Non sono per niente positivi i dati forniti ieri dallʻIstat in merito alle opinioni degli italiani sul futuro della situazione economica, che continua a soffrire. Numericamente parlando, lʻIstituto di statistica ha stimato, rispetto a luglio, una diminuzione del clima di fiducia di chi acquista (lʻindice è passato da 106,7 a 106,5, pur mantenendosi superiore al livello medio rilevato tra gennaio e luglio). Molto più marcata la riduzione per le aziende (da 108,9 a 106,8), che in pratica fa registrare il livello più basso dallo scorso novembre. Sono i settori della manifattura (da 99,1 a 97,8) e delle costruzioni (da 166,5 a 160,2) quelli più in sofferenza. Anche nei servizi si registra un deterioramento della fiducia con il relativo indice che passa, nel commercio al dettaglio, da 111 a 108,8 e nei servizi di mercato da 105,5 a 103,6.

Numeri allarmanti

LʻUnione nazionale consumatori, nel commentare la nota dellʻIstat, ha parlato di dati non solo negativi, ma addirittura allarmanti, perché il calo della fiducia degli acquirenti, che hanno dovuto fare i conti con rincari e prezzi stellari, è un fatto preoccupante “se si verifica proprio durante le ferie estive degli italiani, che solitamente ridanno ottimismo e fiducia”. Per il Presidente Massimiliano Dona, la causa principale del pessimismo è il carovita, che ha influito negativamente sul dato relativo alla situazione economica del Paese e la cui valutazione è precipitata da -71,9 a -77,4, perdendo ben 5,5 punti percentuali. Le attese sono passate da -22 a -27,2, quindi 5,2 punti in meno. Secondo Assoutenti il calo della fiducia delle imprese e i segnali negativi sulle aspettative dei consumatori sono un campanello dʻallarme che il governo non deve trascurare, adottando quanto prima misure in grado di attenuare la situazione di sfiducia generale. “Il clima economico è senza dubbio negativo e ci si aspetta da tale contesto ripercussioni sul fronte dei consumi”, il commento del Presidente Furio Truzzi, per il quale la fiducia della gente non poteva che diminuire, soprattutto a causa dellʻinflazione e dellʻaumento dei prezzi del carburante. 

Negozi in crisi

Secondo Confesercenti, è particolarmente problematica la situazione delle piccole e medie imprese del commercio al dettaglio, il cui sentiment si riduce di oltre 5 punti in un mese. Una sfiducia generata dal rallentamento dei consumi e dalle difficoltà del comparto, confermate dai dati relativi alle aperture e chiusure delle imprese nel commercio, se si pensa che nei primi due trimestri del 2023 cʻè stata, in media, una sola apertura di impresa ogni due chiusure. Lo scenario, con questi numeri, secondo Confesercenti, potrebbe prevedere la chiusura di circa 24mila negozi entro la fine dellʻanno.

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