sabato, 27 Aprile, 2024
Società

In Italia scuole primarie in buona salute, meno le secondarie

La formazione, scolastica e universitaria, del nostro Paese ha goduto da sempre di una grande considerazione e prestigio nel mondo. Una reputazione ancora sicuramente meritata per quanto riguarda le scuole elementari, ma con qualche incrinatura se si passa ad analizzare l’istruzione superiore. Le primarie italiane vengono considerate un modello di successo e un punto di forza del sistema scolastico: programmi educativi ben strutturati e insegnanti altamente qualificati, che si impegnano a che gli alunni acquisiscano le competenze necessarie per affrontare gli anni successivi.

Attenzione molto alta, poi, all’apprendimento delle competenze di base, cercando di non lasciare nessuno indietro. Secondo l’indagine Iea Pirls 2021, coordinata dal Boston College e presentata nei giorni scorsi all’Accademia dei Lincei a Roma, il 97% dei bambini italiani di nove anni sa leggere correttamente un testo e capirne il senso e sono migliori rispetto a i loro coetanei tedeschi, francesi e spagnoli. Anche se un divario tra Nord e Sud ancora persiste. L’indagine è stata condotta in 57 paesi del mondo, coinvolgendo 400mila studenti, 380mila genitori e 20mila insegnanti.

Ma è dopo le elementari che sorgono le criticità. Settimana scorsa sono stati diffusi i dati dall’OCSE sulle competenze di lettura dei quindicenni di tutto il mondo, secondo cui i quindicenni italiani che leggono in maniera fluente non arrivano neanche all’80%, e gli esiti delle prove Invalsi 2022 hanno dimostrato che più di un terzo degli studenti del secondo anno della scuola superiore italiana si colloca al di sotto del livello considerato accettabile in lettura. Secondo l’indagine Iea Pirls si assisterebbe, cioè, a un analfabetismo di ritorno che tocca il 47% degli italiani, uno su due. Tra le principali cause la qualità dell’insegnamento, che muta a seconda delle scuole, alcune di qualità alta, altre, invece, che faticano a offrire un’istruzione adeguata, a causa di una mancanza di risorse, carenza di insegnanti qualificati e assenza di un adeguato orientamento verso le esigenze degli studenti. Sul rendimento scolastico e il fenomeno della dispersione, però, incidono anche l’ambiente familiare e il grado di scolarizzazione dei genitori.

Molte le aspettative affidate a un coretto uso dei fondi del Pnrr destinati principalmente ai giovani, alla loro formazione e innovazione. Non a caso si chiamano Next Generation le risorse del Recovery Plan della Ue. A fare la differenza saranno i fondi che riguardano la digitalizzazione nella misura scuola 4.0. “In un mondo in cui le competenze invecchiano rapidamente, la sfida per il mondo dell’educazione è insegnare a imparare”, sostiene Francesco Profumo, ex rettore del Politecnico di Torino, ex ministro dell’Istruzione e dell’Università e adesso presidente della Compagnia di San Paolo. La parte da leone la farà l’Intelligenza Artificiale, che dovrà entrare nella formazione scolastica, dalle elementari fino all’università, per poi procedere anche dopo gli studi, con una formazione che durerà tutta la vita (life long learning). 

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Pnrr: 607 milioni per ridurre perdite di acqua potabile

Redazione

Fitto: “Presto soluzione per rata Pnrr, confronto tra Governo e Bruxelles”

Maurizio Piccinino

Nel 2022 in Italia riciclato il 71,5% dei rifiuti di imballaggio

Valerio Servillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.