venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

L’economia circolare mondiale rallenta nonostante le crisi ambientali

Dai dati della quinta edizione del Rapporto nazionale sull’economia circolare, realizzata dal Circular Economy Network, in collaborazione con ENEA e con il patrocinio della Commissione Europea, del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e del ministero delle Imprese e del Made in Italy, emerge che nonostante gli allarmi sulle crisi ambientali si rincorrano, il tasso di circolarità nell’economia mondiale sta diminuendo. In cinque anni, infatti, siamo passati dal 9,1% al 7,2%. In altre parole, il Pianeta ricicla e riusa di meno. Tra le prime cinque economie dell’UE l’Italia rimane il Paese più circolare d’Europa, anche se negli ultimi cinque anni perde posizioni mentre altri Stati accelerano.   Il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Italia è al 18,4%, resta più alto della media Ue (11,7%) nel 2021 ma eravamo al 20,6% nel 2020 e al 19,5% nel 2019. Per la produttività delle risorse siamo, assieme alla Francia, davanti alle altre principali economie europee con 3,2 euro generati per ogni kg di materiale consumato e anche nella percentuale di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, speciali e urbani, siamo in testa con il 72%. Nella classifica complessiva della circolarità delle cinque principali economie dell’Unione Europea (Italia, Germania, Francia, Spagna e Polonia) restiamo dunque leader ma nella tendenza degli ultimi cinque anni perdiamo posizioni: la Spagna ci segue a ruota e sta tenendo un ritmo di cambiamento più veloce dell’Italia.   Il dato da cui parte l’analisi è preoccupante, ovvero che l’economia globale brucia oltre cento miliardi di tonnellate di materiali l’anno. Accelerare la transizione all’economia circolare, dunque, contribuirebbe a migliorare le condizioni del Pianeta perché l’estrazione di materiale vergine potrebbe diminuire di oltre un terzo (-34%) e le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte contenendo l’aumento della temperatura globale entro i 2°C, salvaguardando insostituibili ecosistemi fondamentali per la vita del nostro Pianeta. Ma ci sarebbero anche consistenti benefici economici. A partire da un importante contributo alla lotta contro l’inflazione che viene alimentata dai rincari del costo dei materiali e dell’energia: le strategie mirate al recupero di materia ed energia hanno un evidente effetto deflattivo. “Occorre accelerare, anche per combattere l’inflazione: se il costo delle materie prime e delle risorse aumenta, la circolarità è una risposta concreta alla crisi. Per questo è fondamentale dotarci di tutti gli strumenti utili per sviluppare pienamente l’economia circolare”, ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente del Circular Economy Network (CEN).   “In particolare, come Circular Economy Network, chiediamo di rispettare il cronoprogramma di attuazione della Strategia nazionale per l’economia circolare, recepire tempestivamente le misure europee, rafforzare il sostegno alle imprese, prevedere misure di fiscalità ecologica nella legge delega. È necessario inoltre sviluppare l’economia circolare delle materie prime critiche, garantire la realizzazione degli impianti previsti dal PNRR, accelerare i tempi di realizzazione degli impianti di riciclo e dei ‘progetti faro’ già finanziati, per colmare il divario tra Centro-Sud e Nord e garantire un’adeguata dotazione impiantistica. Sui rifiuti è essenziale dare piena attuazione al Programma nazionale di gestione dei rifiuti, aggiornare entro fine anno i Piani regionali per raggiungere gli obiettivi di riciclo e riduzione dello smaltimento in discarica previsti dalle direttive Ue, accelerare e semplificare le normative sull’End of Waste, sviluppare la simbiosi industriale, nonché adottare il programma nazionale di prevenzione dei rifiuti”, ha aggiunto Ronchi.

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