venerdì, 10 Maggio, 2024
Società

Troppi pochi i soldi per la prima infanzia. La denuncia di Save The Children

L’offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia in Italia è una delle più basse dell’Unione Europea, se si considera che solo il 13,7% dei bambini nella fascia 0-2 anni frequenta un servizio per la prima infanzia pubblico o finanziato dal pubblico. Il PNRR rappresentava, dunque, la più grande possibilità per il nostro Paese di colmare un gap, particolarmente accentuato nel Meridione, importante a partire dal problema della natalità e dell’istituto della conciliazione. Sfortunatamente, la messa a terra dei finanziamenti si sta dimostrando più complicata del previsto e gli investimenti potrebbe essere a rischio per le difficoltà incontrate dai sindaci nella progettazione e il mancato rispetto della tempistica imposta dalla Unione.

Gli obiettivi da raggiungere per ottenere i finanziamenti

Il Piano nazionale prevedeva 2.190 tra asili nido e scuole dell’infanzia che avrebbero dovuto garantire 264mila nuovi posti in oltre 2mila Comuni con un finanziamento da 4,6 miliardi, ma esiste la quasi certezza che gli enti locali non riusciranno ad aggiudicare il 100% dei lavori entro giugno, come da cronoprogramma concordato con l’Europa. Le opzioni sul tavolo del ministro Fitto, in vista del negoziato con l’Esecutivo comunitario, sono due: un rinvio del termine, presumibilmente a fine settembre, oppure una riduzione quantitativa degli interventi. La prima ipotesi è quella caldeggiata dai sindaci che non vorrebbero vedere sfumare questa irripetibile opportunità.

Più tempo e sostegno agli enti locali in difficoltà

Anche Save The Children è intervenuta nel dibattito acceso di questi giorni sul tema presentando il rapporto “Primi passi a rischio: i nidi d’infanzia nel piano di ripresa e resilienza”. “Il mancato raggiungimento di questo importante obiettivo del Pnrr è un campanello d’allarme di assoluta priorità per il nostro Paese – spiega Raffaela Milano, direttrice Programma Italia-Eu di Save the Children Italia –. L’auspicio è che nel negoziare più tempo per il raggiungimento di questi obiettivi, si intensifichi il sostegno alle amministrazioni locali in maggiore difficoltà e, nel frattempo, si attivino percorsi di formazione per almeno 30.000 educatori, necessari per attivare concretamente i nuovi servizi previsti dal Pnrr soprattutto nelle regioni del Sud”.

Troppi pochi soldi per la prima infanzia

Secondo il rapporto, infatti, il PNRR prevede solo il 4% degli investimenti totali per la prima infanzia, ovvero 800 milioni di euro sui 21,1 miliardi della prima rata versata. Un importo che, secondo l’organizzazione, rischia di non essere sufficiente per far fronte alle esigenze del Paese. In particolare, Save the Children evidenzia la situazione critica in cui versano molti asili nido italiani: solo il 32% di essi è pubblico, mentre il restante 68% è gestito da privati, dove il costo medio annuo è di circa 7.000 euro, una cifra troppo elevata per molte famiglie italiane.

Le disuguaglianze educative nascono già prima della scuola dell’obbligo

Dallo studio si apprende che i servizi di cura e istruzione per i bambini sotto i tre anni in Italia sono ancora limitati, con un tasso di copertura del 28,7% rispetto alla media europea del 35,6%. Molti bambini, quindi, non hanno accesso a servizi di qualità, che sono essenziali per la loro crescita e sviluppo. “Le diseguaglianze educative – argomenta la Milano – si manifestano molto prima dell’accesso alla scuola dell’obbligo e hanno sui bambini un impatto di lunga durata. La povertà educativa si manifesta già nella prima infanzia, per un bambino che cresce in un contesto socio-economico svantaggiato, anche un solo anno di frequenza in un asilo nido di qualità contribuisce a ridurre in modo sostanziale i divari educativi con gli altri bambini. È fondamentale quindi che il Governo assuma tra le priorità l’investimento nell’infanzia a partire dai primi anni di vita e nei servizi socio-educativi di qualità, accessibili a tutti i bambini, al fine di ridurre le disuguaglianze educative”.

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