venerdì, 26 Aprile, 2024
Cultura

Tradotto in ebraico il Regimen della Scuola Medica Salernitana

Con la presentazione a Salerno della prima pubblicazione del Regimen Sanitatis Salernitanum, risalente all’XI secolo, stampata in italiano ed ebraico a cura di Paola Capone, docente all’Università degli Sudi di Salerno, è stato lanciato, a margine del Convegno internazionale “La Scuola Medica Salernitana….e prima? da Kairovan a Salerno” organizzato dal locale Ordine dei Medici e dal Centro Studi Eutòpia, l’ambizioso progetto della traduzione del famoso documento, anche in francese, inglese, portoghese ed in napoletano.
“Al centro del Regimen, ha precisato la professoressa Capone, c’è la salute che contempla la singolarità di ogni individuo in relazione ai suoi equilibri fisici e mentali, all’età, al luogo in cui vive, ai cibi e alle bevande che assume”.

“Prevenzione, empatia e dieta sono state queste le parole chiave intorno alle quali si sono sviluppati a Salerno i dialoghi tra medici del Mediterraneo che hanno consentito a studiosi e appassionati di storia della medicina non solo italiani ma anche della Tunisia e del Marocco di avviare nuovi studi e nuovi confronti sulla Scuola Medica Salernitana e la Medicina degli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha detto il presidente dell’Ordine dei Medici di Salerno Giovanni D’Angelo.

La figura e la vita di Costantino l’Africano sono stati al centro degli approfondimenti dell’importante consesso, tanto che costituirà il presupposto per un prossimo gemellaggio tra Cartagine e Salerno.  La sua attività si rivelò particolarmente meritoria per aver introdotto in Salerno e in Montecassino la scienza araba, non solo, ma anche per aver dato un notevole impulso alla riscoperta dei testi latini e greci, dimenticati da troppo tempo nelle biblioteche dei monasteri: ciò diede impulso al decollo definitivo della Scuola Medica Salernitana.

Infatti, lo straordinario apporto teorico dell’opera di Costantino l’Africano, arricchendo il grande patrimonio di conoscenza ed esperienza pratica già accumulatosi riguardo alla materia, fece finalmente acquisire all’attività della Suola Medica Salernitana anche il carattere di “scienza”, innescando il principio della necessità di accompagnare la pratica medica con la teoria, con lo studio, la giustificazione filosofica, le spiegazioni e le ipotesi da porre a suo fondamento. In altre parole Costantino l’Africato fornì al medico i necessari supporti culturali attraverso lo studio di testi teorici base. Inoltre, il sempre maggiore scambio di informazioni e contributi dovuti alla circolazione di maestri e di dotti provenienti da altre “Scholae” di tutta Europa, finì col rendere inseparabili la medicina pratica dalla filosofia naturale. Fu così che si sviluppò e crebbe la Scuola Salernitana.
Si possono perciò distinguere, in qualche modo, tre periodi nel corso storia della Scuola Medica Salernitana:

  • il primo, che va dalle sue origini (di cui poco si sa) fino al X-XI secolo, caratterizzato dalla presenza di medici che basavano l’esercizio della loro arte soprattutto sull’esperienza e la pratica;
  • un secondo periodo, che va dalla fine dell’XI al XIII secolo in cui si sviluppò la ricerca e l’affermazione del pensiero filosofico come fondamento e substrato culturale della professione;
  • un terzo periodo, che inizia nel terzo decennio del XIII secolo (per l’esattezza dal 1231), quando l’imperatore Federico II, nella sua Costituzione di Melfi, sancì che l’attività del medico poteva essere esercitata solo da dottori in possesso di un diploma rilasciato dalla Scuola Medica Salernitana, regolamentando il contenuto e la qualità degli studi da considerare fondamentali. Carlo d’Angiò, poi nel 1280, approvò lo Statuto della Scuola Salernitana come Studium generale di medicina. L’attività della Scuola si prolungò fino al XIX secolo, anche se col tempo il suo prestigio finì con l’essere oscurato da quello di altre istituzioni più moderne, quali ad esempio le università di Padova, di Bologna e di altre in Europa. Fu definitivamente soppressa da Gioacchino Murat, quando questi riorganizzò l’istruzione pubblica nel Regno di Napoli (29 novembre 1811).

Il Curriculum studiorum previsto dalla Schola Salernitana ne certifica l’attualità e la lungimiranza dei Maestri chiamati all’insegnamento:

  • 3 anni di logica;
  • 5 anni di medicina (ivi comprese la chirurgia e l’anatomia);
  • 1 anno di tirocinio al seguito di un medico professionista;
  • ogni 5 anni doveva essere effettuata un’autopsia.

Inoltre, insieme all’insegnamento delle materie specifiche di medicina, gli studenti dovevano frequentare anche corsi di filosofia, teologia e legge. Per la serietà e la profondità degli studi impartiti da questa istituzione, essa viene considerata un’università di fatto, anche se non fu mai chiamata tale.
Gli studenti che la frequentavano erano indifferentemente maschi e femmine e alle donne era consentito senza riserve sia l’insegnamento che l’esercizio della professione. Il privilegio dottorale veniva concesso dal Collegio Medico, dopo un rigorosissimo esame agli scolari (chiamati Alunni) che avevano completato tutti gli studi richiesti.

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