venerdì, 29 Marzo, 2024
Esteri

Putin porta la Russia nel nuovo impero cinese

Sull'Ucraina solo retorica ipocrita

Putin vorrebbe ricostruire l’Impero sovietico ma finirà per trasformare la Russia in una parte minore dell’impero cinese che Xi sta pazientemente costruendo. L’alleanza tra Cina e Russia non sarà mai alla pari, data la sproporzione enorme che esiste tra le due economie e i diversi modelli di sviluppo. La Russia sarà il fornitore di energia a buon mercato per lo sviluppo cinese e garantirà la protezione col suo ombrello nucleare. La Cina sosterrà con flussi finanziari la fragile economia russa e la assocerà ai suoi piani di egemonia mondiale, come partner di serie B. È questo lo scenario che emerge dopo strette di mano, firme e sorrisi al Cremlino. Vista l’ostinazione dello zar, e la fermezza di Kiev e dei suoi alleati, della pace in Ucraina al leader cinese interessa poco o nulla. Anzi. 

A conti fatti, più la guerra va avanti, più la Russia avrà bisogno vitale dell’abbraccio con la Cina. Pechino è disponibile a dare più di una mano all’amico russo, sapendo che non potrà oltrepassare la linea rossa degli aiuti militari.

La strategia cinese sembra dettata non dagli sbandierati ideali di pace e cooperazione internazionale ma da un meticoloso calcolo opportunistico che costringe Xi ad un difficile -e forse impossibile- gioco di equilibrio.

Da un lato Xi si sente più forte nel suo terzo mandato, perché ha la Russia sostanzialmente ai suoi piedi.

Dall’altro sa che non può fare a meno di intrattenere rapporti con l’Europa e anche con gli Stati Uniti.

Una feroce guerra commerciale dell’Occidente contro la Cina colpirebbe al cuore la crescita e indebolirebbe il regime comunista. Per questo Xi cerca di tenere il piede in due scarpe: da un lato chiama a raccolta i Paesi che sono fuori dall’orbita occidentale per diventarne il leader con la Russia in secondo piano; dall’altro sa che non può rompere del tutto con l’Occidente se non vuole mandare a gambe all’aria la Via della seta, il ricco interscambio commerciale e rischiare un blocco dello sviluppo tecnologico che finora si è basato sullo sfruttamento del know-how occidentale messo generosamente e stupidamente a disposizione di Pechino.

Ora però tocca all’Occidente non stare con le mani in mano e predisporre una risposta forte e lungimirante: la supremazia tecnologica è essenziale per tenere a bada il fronte delle dittature. Ma servirà unificare i mercati europeo e americano e avviar un forte politica di cooperazione con i Paesi che la Cina cerca di attrarre nella sua sfera di influenza.

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