venerdì, 19 Aprile, 2024
Economia

I conti d’oro delle banche lasciano al palo i correntisti

Ricorderete quando si aprì la stagione dei tassi a zero? Le varie banche che iniziarono a non remunerare più, se non addirittura a far pagare i depositi ed i conti correnti attivi, promisero ai loro clienti che non appena fossero cambiate le condizioni di mercato, avrebbero ripristinato le condizioni precedentemente praticate, quindi a retribuire le giacenze.

Alcuni istituti lo hanno fatto (Credem, e BPM, ad esempio) altri, sopratutto quelli più grandi, pare starebbero mettendo in pratica, invece, un’ulteriore penalizzazione della clientela, giustificandola con l’aumento dell’inflazione a causa dei costi operativi. Quel che è certo è che la maggior parte degli istituti, pur essendo aumentato il costo del denaro, continuano a procastinare il ripristino delle vecchie condizioni, lucrando sulle spread tra tassi passivi (quelli che pagano i clienti sui finanziamenti, i mutui e gli scoperti dei c/correnti) e tassi attivi che restano fermi, praticamente a zero.
Molte banche si sono riservate, infatti, a rivedere le condizioni a patto che “permangano favorevoli”, in pratica solo qualora il trend relativo all’andamento dei tassi si dovesse confermare, cioè praticamente se la BCE continuerà ad aumentare i suoi. Stanno alla finestra a guardare ed intanto guadagnano. Ma fino a quando?

Intanto i bilanci dei singoli istituti continuano a gonfiarsi ed il 2022 si è chiuso con utili record per quasi tutti a cominciare dai più grandi: Banca Intesa fa un utile record a 5,5 miliardi di euro. “Quello del 2022 è il miglior bilancio della storia di Intesa Sanpaolo”, ha detto il Ceo Carlo Messina. “Nel 2023, prevediamo una significativa crescita del risultato netto ben al di sopra dei 5,5 miliardi raggiunti nel 2022”. Per questo si è deciso un buyback per 1,7 miliardi autorizzato dalla Bce e una distribuzione di 3,05 miliardi di euro di dividendi, che si aggiunge all’acconto da 1,4 miliardi pagato a novembre. Intesa arriva a un “common equity tier 1” ratio al 13,5%.

“Remunerare gli azionisti mantenendo una solida posizione patrimoniale è elemento essenziale del nostro Dna e resta la nostra priorità”, per cui si pensa anche di “superare l’obiettivo di utile netto di 6,5 miliardi di euro al 2025”. Con questi numeri l’istituto è in grado di affrontare bene le prossime sfide di Basilea 4. Carlo Messina promette: “Nel caso in cui dovessimo avere un eccesso di capitale alla fine di ogni anno faremo una valutazione sulla sua distribuzione. Il payout ratio non verrà toccato e quindi potremo fare o buyback o distribuzioni di riserve”.

Per quanto riguarda il gruppo Unicredit il 2022 ha fatto“il nostro miglior risultato in oltre un decennio”, ha detto Orcel, con una distribuzione ai soci di 5,25 miliardi (+40% rispetto ai 3,8 miliardi dell’anno precedente), con una proposta di dividendo in contanti di 1,91 miliardi (+84% anno su anno) e di riacquisto di azioni proprie per 3,34 miliardi. Orcel è “molto fiducioso” sull’approvazione da parte della Bce del piano di distribuzione di utile e buyback. Questi risultati hanno premiato il titolo in Borsa con un’impennata del 12,3%, a quota 17,88 euro, ai massimi da 5 anni. Il merito di questa “performance”, anche per l’istituto di piazza Gae Aulenti è la forte crescita del margine di interesse (+38% sul trimestre 2021), prodotta dal rialzo dei tassi della Bce, con ricavi netti del 13,3% a 18,4 miliardi, margine di interesse a 10,7 miliardi (+18,6%) e commissioni a 6,8 miliardi (+1%).

Con questi numeri si prevede di distribuire 5,25 miliardi di euro sui conti del 2022, con un aumento pari a 1,5 miliardi rispetto all’anno precedente (+40%), composto da dividendi cash, per 1,91 miliardi di euro, e da riacquisti di azioni proprie sugli utili del 2022 per 3,34 miliardi, eseguiti in due tranche, la prima da 2,34 miliardi (da perfezionare con assemblea, fissata per il 31 marao 2023) e la seconda da 1 miliardo circa, attesa nella seconda metà del 2023. “Si tratta di un ritorno sul capitale monstre” hanno commentato gli analisti. Eppure la Vigilanza Bce, pur non vietando la distribuzione di dividendi e buyback come avvenuto in pandemia, ha comunque chiesto alle aziende di credito di essere prudenti per tenere conto di eventuali recessioni.

Tutte le altre banche hanno seguito a ruota. Basterebbe vedere i loro andamenti in Borsa. Nell’ultimo anno Banco Bpm ha il primato dei guadagni, ha guadagnato oltre il 42%; Bper (+31%);Credem (+22%); Mediolanum (+1,5%); FinecoBank (+10%); Bff(+25%). Per tutti ha giocato favorevolmente la Bce, che rialzando i tassi, ha alimentato il flusso degli interessi, che continueranno ad affluire, aumentando nei conti delle banche remunerazione ed utili.

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