venerdì, 26 Aprile, 2024
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La tutela della salute diritto fondamentale

Dalla polizia sanitaria del Regno d’Italia (1861) si giunge alla tutela della salute nella Costituzione repubblicana più bella del mondo (1948), con tanti obiettivi che segnano il passo e numerose aspettative in lista d’attesa. Nell’articolo 32 è scritto che: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. (…) La legge non può in
nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

E con la riforma del Titolo V della Costituzione (2001), si introduce nell’art. 117, lett. m) e q) il principio della determinazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) e la profilassi internazionale, che diventano il cuore pulsante della sanità di esclusiva legislazione dello Stato. La salute – si dice – non ha prezzo e le risorse non
bastano mai, proprio perché l’Italia, prima in Europa a riconoscerne il doppio valore di diritto individuale inviolabile e assoluto, nonché bene di rilevanza collettiva, garantisce incolumità e/o assistenza,
sull’intero territorio nazionale, a tutti, gratuitamente o con l’accollo di contributo di spesa, detto (ticket).

È il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), istituito dalla legge n.833 del 1978 ed incardinato, inizialmente, nel Ministero della Sanità, ora Ministero della Salute, che vigila in modo permanente, su tutta la popolazione comunque presente sul territorio nazionale, attraverso le complesse funzioni, le strutture e i servizi indispensabili anche per il relativo mantenimento e recupero della salute fisica e psichica.

Criticità, disfunzioni, sprechi, abusi e omissioni non sono mai mancati benché disturbati ed in parte resi innocui dalle contestuale ferree volontà degli apparati di prevenire e reprimere ogni forma di illecito
nel corso delle numerose tappe fondamentali che, a loro volta, hanno segnato i conseguenti significativi miglioramenti sulla gamma dei servizi che la nostra Sanità pubblica continua a garantire.

Tecnologia, scienza, ricerca, strutture e buoni propositi non sono mai sufficienti a soddisfare una domanda sempre maggiore e più esigente, compresa la semplificazione delle procedure di accesso ai servizi da parte della collettività entro ragionevoli distanze di tempo e di spazio in alternativa al noto “pendolarismo sanitario” da parte di quel consistente bacino di popolazione, sempre più numeroso nella così detta fascia della terza età.

Lungo, meticoloso e laborioso è stato il percorso che ha portato al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di cui alla legge n. 833 del 1978 che affonda le sue radici nei principi costituzionali sopra citati e che ancor oggi, nonostante il tempo trascorso, spicca come migliore in Europa e nel mondo per il suo carattere di universalità, uguaglianza e equità.

Sono stati fatti progressi impensabili sotto l’aspetto organizzativo, assistenziale e, soprattutto, dal punto di vista della ricerca scientifica nel cui ambito vi è l’esigenza continua di investire sempre più risorse di ogni tipo, oltre che affinare e semplificare il rapporto fiduciario medico-paziente con strutture sanitarie ed ospedaliere complesse.

Basti pensare che nel 1865, dopo l’unità d’Italia, la tutela della salute era affidata al Ministero dell’Interno e si sviluppava nella Direzione generale della sanità pubblica che, successivamente, con l’avvento della legge Crispi-Pagliani, la n. 5849 del 1888, si arricchiva di un Consiglio Superiore di Sanità con alle dipendenze
prefetti, sottoprefetti e sindaci. Solo nel 1907 compare il primo testo unico delle leggi sanitarie e nel 1945 la gestione della salute pubblica viene affidata a una nuova struttura, l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La materia sulla sanità in Italia, tra il 1861 fino ai giorni nostri, è stata influenzata dai grandi cambiamenti storici quali la fase monarchico-costituzionale , la fase fascista e quella repubblicana, con tutti i connessi cambiamenti organizzativi e di progresso scientifico. Inizialmente non vi era neanche una lingua unitaria, ma tanti dialetti e la metà circa della popolazione era senza lavoro e si nutriva male. Il principale preoccupante problema intorno alla salute pubblica era nell’aspettativa di vita molto bassa che sfiorava appena i 33 anni, a
causa delle malattie più diffuse, quali malaria, pellagra e tubercolosi, affrontate, durante il regime fascista, con l’istituzione delle colonie, con aumenti di posti letto negli ospedali e con le grandi bonifiche per
debellare il dilagare della malaria e rendere fertili terreni paludosi.

Con la Costituzione repubblicana, in virtù delle disposizioni di cui al citato articolo 32, la legge n. 296 del 1958 istituisce il Ministero della Sanità con l’esigenza di darvi piena attuazione, mentre è proprio la legge Mariotti, la n. 431 del 1968, che consente alla sanità pubblica altro passo importante, istituendo e organizzando gli Enti Ospedalieri per la cui programmazione viene attribuita la competenza alle Regioni,
premessa per la nascita dell’attuale legge n. 833 del 1978, preceduta, nel 1976, dalla creazione del Cnesps (Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute), presso l’Istituto Superiore di
Sanità, struttura preziosa sia per l’attività di formazione e comunicazione e sia per la raccolta ed elaborazione dei dati epidemiologici in grado di descrivere la popolazione italiana, proteggere la salute umana e valutare i servizi sanitari. Intanto dal 1980 il SSN assorbe i compiti affidati in precedenza al ministero dell’interno e, successivamente, all’Alto commissariato per l’igiene e la sanità pubblica. Negli anni successivi si assiste al graduale aumento delle risorse finanziare per sostenere il funzionamento del SSN col
rafforzamento dei poteri alle Regioni anche mediante l’aziendalizzazione, finalizzata a garantire ai cittadini i livelli uniformi ed essenziali di assistenza e le prestazioni appropriate, assicurate tramite le USL (Unità Sanitarie Locali), in seguito attribuite alle ASL (Aziende Sanitarie Locali), e alle SAUB (Servizi Assistenza Unità di Base).

La sanità pubblica, ancora oggi, nonostante le numerose premesse legislative e regolamentari, soffre essa stessa di una malattia, quasi cronica: la carenza di organici nelle varie figure professionali e di strutture, mentre è circondata da una concorrenza asfissiante, sotto costante pressione di condizionamenti centrali e periferici, specie in prossimità di competizioni elettorali, nonché attrazione fatale, per interessi economici, anche di frange criminali.

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