sabato, 20 Aprile, 2024
Energia

Confindustria Energia, per le infrastrutture il nodo dei tempi certi

ROMA (ITALPRESS) – Accelerare sullo sviluppo di investimenti in infrastrutture energetiche e nel rispetto dei tempi previsti, puntando, in Italia e in Europa, su un modello di sostenibilità integrata nelle sue dimensioni ambientale, economica e sociale, con uno sguardo lungo al Mediterraneo. Decarbonizzazione (energia e mobilità), sicurezza energetica, ottimizzazione risorse e livelli occupazionali, sono i punti chiave dello studio sviluppato da Confindustria Energia, con la partecipazione delle sue Associazioni, H2IT e delle società Snam e Terna con il supporto analitico di PwC Strategy &, presentato alla presenza, tra gli altri, del ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. "Evoluzione delle infrastrutture energetiche, da un lato, e sostenibilità economica e sociale dall'altro, sono due facce della stessa medaglia", ha detto il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci, sottolineando che "solo costruendo una traiettoria di decarbonizzazione che ricerchi per ogni ambito e settore la massima efficacia ed efficienza, gestendo attentamente la transizione e che non lasci indietro nessuno, stimolando la ricerca e lo sviluppo e valorizzando tutte le tecnologie disponibili e il loro reale potenziale, sarà possibile traguardare tutti gli ambiziosi obiettivi del Fiftfor55 e RepowerEU al 2030 e del Net Zero Carbon al 2050". Lo scenario "sostenibilità integrata" elaborato da Confindustria Energia, per le scelte strategiche che il Paese dovrà compiere in questo settore, coglie al meglio le potenzialità del settore energetico nazionale e valuta in 182 miliardi gli investimenti previsti nel periodo 2022-2030, che si traducono in un valore aggiunto totale di 320 miliardi, nell'impiego di 380 mila Ula (unità di lavoro annue) e in una riduzione di emissioni pari a -127 Mton CO2/anno nel 2030. "Un piano integrato di investimenti – ha aggiunto Ricci – che presenta benefici sul sistema Paese in termini di crescita economica, di ricadute ambientali e occupazionali con investimenti valutati secondo criteri di neutralità tecnologica, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, di sicurezza energetica e di sostenibilità sociale, attraverso infrastrutture energetiche flessibili e resilienti. È la proposta di Confindustria Energia in vista dell'elaborazione del nuovo Pniec e dell'adeguamento del Pnrr al REPowerEu. Sarà fondamentale – ha ribadito – assicurare la tenuta sociale del sistema, ovvero prestando attenzione allo sviluppo delle nuove filiere che dovranno sostituire quelle in declino, valorizzando la riconversione e non la dismissione dei settori, salvaguardando occupazione diretta e indiretta, riconvertendo le professionalita valorizzando le infrastrutture e i tessuti imprenditoriali locali esistenti". Il gas manterrà in Italia un ruolo indispensabile nel medio termine, nonostante il consistente sviluppo previsto per le fonti rinnovabili elettriche, e non sarà completamente sostituibile dal biometano e dall'idrogeno. Sarà quindi necessaria anche la realizzazione di sistemi di stoccaggio e di utilizzo della CO2 per accelerare i processi di decarbonizzazione in alcuni settori industriali. Sono emersi "tanti nodi che nel passato non sono stati sciolti come la dipendenza energetica del nostro Paese dall'estero, la dipendenza e e eh etica è il freno a mano sulla crescita della nostra economia", ha osservato il ministro Fratin, ricordando che oggi "è cambiato il quadro di riferimento internazionale, abbiamo un governo politico che ha intenzione di affrontare seriamente la questione della sicurezza energetica. Dobbiamo andare in una strada della sempre maggiore sicurezza energetica e la tutela dell'ambiente è l'altra faccia della medaglia perché le due cose sono legate", ha concluso il ministro. "Dal piano integrato – ha spiegato Roberto Potì, vicepresidente di Confindustria Energia e coordinatore dello Studio – emergono diverse leve complementari tra di loro che mirano ad una transizione sostenibile, a partire da una posizione geografica ottimale per l'ulteriore crescita di fonti rinnovabili e per la diversificazione delle rotte di importazione del gas. L'Italia può contare inoltre su riserve di gas naturale non utilizzate, su capacità di stoccaggio incrementabili e su reti di trasporto e trasmissione diffuse nel territorio. La sua leadership in Europa nella produzione di biocarburanti e le importanti eccellenze nei processi di economia circolare, completano il quadro delle opportunità disponibili. I progetti individuati nello studio – ha aggiunto – potrebbero consentire entro il 2026 l'avviamento dei cantieri per 62 miliardi, un segnale concreto per l'accelerazione della transizione energetica, nel quadro di una strategia proiettata oltre l'attuale fase emergenziale e con una visione geopolitica per il nostro Paese anche di maggiore collaborazione con i Paesi del Mediterraneo, area di tradizionale presenza degli operatori italiani, al fine di diversificare gli approvvigionamenti energetici e di incentivare lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e integrabili". Stefano Besseghini, presidente di Arera, intervenendo in video-collegamento, ha osservato che "i dati che emergono mi paiono tutto sommato ragionevolmente confortanti. Il fatto che si sia recuperata una centralità del tema energetico è un elemento positivo in questi anni complicati. Richiamiamo all'importanza degli obiettivi di approvvigionamento e al tema degli investimenti nelle infrastrutture". Secondo Stefano Venier, Ad di Snam, le infrastrutture "consentono di avere una sicurezza energetica e sono un elemento essenziale. Quello che ci sta insegnando la crisi è che dobbiamo affrontare il tema con una visione diversa, ci siamo accorti che l'imprevedibilità di alcuni eventi presuppone che andando in avanti serve un sistema resiliente, questo significa avere un sistema che abbia delle ridondanze per affrontare sei cambiamenti radicali, ma con delle flessibilità", ha aggiunto. Ha senso mettere altri impianti di rigassificatore? "Sì se immaginiamo che l'Italia diventi un hub", ha affermato Gilberto Dialuce, presidente dell'Enea, che osserva come "i cambiamenti climatici sono globali, dobbiamo pensare che il mondo si è spostato ad est e le scelte energetiche complessive dipenderanno anche da questo". Luca D'Agnese, direttore Area Policy, Valutazione e Advisory Cdp, ha osservato come "i finanziamenti sulle infrastrutture di fronte a questi scenari stanno diventando un problema sempre più centrale rispetto al passato. Oggi il problema dei progetti rimane, ma in tutti i settori stiamo vedendo un'accelerazione". – foto xb1/Italpress – (ITALPRESS).
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17-Gen-23 14:10

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