venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Giornata contro la violenza di genere: ricordare le grandi donne della storia italiana

Il 25 novembre si celebrerà la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” e, per l’occasione, il ministero della Cultura ha voluto dare un contributo significativo alle celebrazioni presentando il primo rapporto annuale dell’Osservatorio sulla parità di genere, nato per contribuire a colmare il gender gap nel mondo della cultura e delle arti. Lo studio, intitolato “La questione di genere tra immaginario e realtà”, raccoglie esperienze, testimonianze e dati che descrivono la presenza femminile nei diversi settori della cultura, con un particolare focus sull’audiovisivo, indicandone le criticità e le potenzialità. “Con l’Osservatorio sulla parità di genere – ha evidenziato Celeste Costantino, coordinatrice dell’Osservatorio – l’Italia entra da protagonista del gruppo di testa dei Paesi europei impegnati nel superamento del gender gap nel mondo della cultura: un primo significativo passo dal quale non tornare più indietro. Siamo convinti che già i dati forniti dal rapporto annuale possano rappresentare un ottimo strumento di analisi per la progettazione di politiche pubbliche e scelte imprenditoriali e artistiche che vadano nella direzione del giusto riconoscimento del ruolo delle donne nel mondo della cultura”.

La cultura come arma contro la violenza

L’Osservatorio italiano è una sperimentazione, basata sull’unico altro esempio in area Ue che è quello francese. “La cultura è un antidoto contro la violenza sulle donne – ha spiegato Costantino – ma per esserlo fino in fondo bisogna analizzarla, bisogna capirla, riuscire a comprendere effettivamente come opera e come lo fa anche all’interno degli ambiti culturali”. Secondo il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni il primo passo per colmare il gap gender in un settore di tale vitalità e importanza è restituire il giusto ruolo e riconoscimento alle donne che hanno contribuito a scrivere la storia italiana: “Bisogna ridare la giusta posizione alle figure femminili di primo piano della cultura italiana che hanno fatto grande il nostro Paese”. Nell’insegnamento scolastico ai bambini e ai giovani, “devono quindi rientrare queste grandi figure femminili, ma non in quanto donne, bensì per i loro meriti, per riportare la narrazione al reale”. Le rivoluzioni culturali passano proprio attraverso la formazione delle nuove generazioni.

Anche i numeri contano per capire qual è il vero impatto che ha la presenza femminile nei diversi settori della cultura, alcuni dei quali hanno fatto significativi progressi. Secondo il Sottosegretario “fin dal 2016 il cinema ha fatto grandi passi avanti”, ma anche lo stesso ministero della Cultura può vantare una forte presenza femminile anche nei ruoli manageriali.

Dall’inizio del 2022 già 104 femminicidi

Purtroppo i dati di un altro report, quello elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, intitolato “Il pregiudizio e la violenza contro le donne” ci dicono che il cammino per una vera parità di genere nella nostra società, a partire dal rispetto della persona fisica, è ancora molto lungo. Dall’inizio dell’anno fino al 21 novembre sono state uccise 104 donne, cifra che rappresenta un grave allarme sociale. Di queste, 71 sono state uccise in ambito familiare e affettivo e quasi 2 su 3 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex partner. Esaminando il modus operandi degli omicidi consumati in ambito familiare/affettivo nel 2022, le 71 donne sono state uccise in 31 casi con l’uso di armi bianche o improprie (come possono essere coltelli da cucina, arnesi da lavoro e pietre), in 19 casi con armi da fuoco, strangolate in 10 casi, sempre in 10 casi percosse, in un caso per avvelenamento. Sempre nel 2022, la maggioranza degli assassini di donne (per il 77 % italiani) rientra nella fascia d’età tra 31 e 44 anni (il 28%), cui seguono quella 45-54 anni (il 21%), quella ultrasessantacinquenne (20%), con la stessa incidenza quelle 18-30 anni e 55-64 anni (15%), nell’1% dei casi gli autori di reato sono minori

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