No alla liberalizzazione del mercato elettrico per due milioni di imprese. La levata di scudi arriva dalla Confederazione Nazionale degli Artigiani che sottolinea come “la situazione delle imprese rispetto al caro e energia rimane drammatica”.
Costi quadruplicati
“Le bollette già raddoppiate un anno fa ormai sono un lontano ricordo”, scrive ma Cna, “e gli aumenti si attestano su valori perlomeno quadruplicati rispetto ai livelli pre-covid”. Per la Confederazione la crisi sta diventando strutturale e si inserisce in un contesto che ha assunto i connotati di una tempesta perfetta.
Chi rischia la chiusura
Per la Confederazione si potrebbe assistere ad un effetto domino. “Dopo la crisi finanziaria e l’emergenza sanitaria”, scrive la Cna, “il caro-bollette potrebbe mettere in ginocchio il nostro sistema socio economico: nel prossimo inverno una impresa su cinque rischierà di chiudere i battenti. Purtroppo l’impatto macroeconomico”, osserva la Confederazione, “si sta aggiungendo a carenze storiche del sistema energetico italiano: a qualche lustro dal suo varo, il percorso di liberalizzazione dei mercati elettrico e gasiero mostra gravi carenze”.
Attenzione alle speculazioni
Per la Cna i prezzi sono anche in balia di effetti speculativi. “Lo dimostrano, in questa fase, le situazioni di speculazione a monte e a valle del processo di vendita e di approvvigionamento energetico”, evidenzia la Confederazione, “che si traducono non solo in prezzi alti ma, nei casi più gravi, addirittura in carenza di offerta”.
No alla liberalizzazione
Infine la proposta di un rinvio della liberalizzazione dei prezzi. In questo contesto risulta impensabile portare a compimento la completa liberalizzazione del mercato elettrico per oltre due milioni di microimprese”, sottolinea la Cna, “le quali, dal prossimo primo gennaio dovrebbero forzatamente uscire dal mercato tutelato, soprattutto nelle ultime settimane, ha rappresentato un’ancora di salvezza rispetto alle inefficienze di un mercato libero non concorrenziali”. “Non aiutano, purtroppo”, conclude la Cna, “nemmeno i ritardi dell’Unione Europea nel trovare soluzioni che sarebbero più efficaci e costerebbero sicuramente meno di altrettanti singoli interventi nazionali”.