venerdì, 19 Aprile, 2024
Società

Wertmüller: “Gli animali e la salvezza della purezza”

Mai distratto, mai troppo impegnato, mai pomposo e distante, al contrario sempre attento e partecipe, vicino e con le mani tese verso le richieste di aiuto: è così che si è sempre mostrato verso le cause animali e sociali Massimo Wertmüller, un grande attore, regista e doppiatore italiano, che ha contribuito a rendere grande il nostro cinema. In questa intervista ne scopriamo lo spessore umano, oltre che professionale.

Massimo cosa ti spinge a sostenere la Sfattoria degli Ultimi?
Comincerei col ringraziare i giudici del Tar, perché hanno saputo leggere e capire la situazione e che sono stati lungimiranti, perché hanno creato i presupposti per una normativa che gestisca la questione dei cinghiali inurbati in maniera civile. La vittoria della Sfattoria degli Ultimi, per quel che riguarda i loro animali, deve essere una pietra miliare per il riconoscimento di realtà come questa, che possono, insieme alla politica, risolvere le cose in maniera giusta. Bisogna fare qualcosa anche per tutti quegli animali che pagano una colpa che non hanno, finendo con una morte orribile che la loro innocenza rende ancora più ingiusta. Perché sappiamo tutti che i cinghiali sono stati incrociati con una specie molto più prolifica dell’est a scopo caccia. Sappiamo tutti che con costruzioni indiscriminate abbiamo invaso noi il loro territorio e non il contrario. Sappiamo inoltre che i cinghiali, in generale, sono animali mansueti, mentre vengono ritratti come mostri aggressivi. Sappiamo, soprattutto, che se lasciamo il cibo in terra, sotto forma di immondizia, è normale che una madre, degna di tale nome, cerchi cibo per i cuccioli. Fatte tutte queste premesse, è ancora più ingiusto che la soluzione sia lo sparo. Gli animali con la loro innocenza, sono indifesi quanto i bambini.

Cosa rappresentano per te gli animali?
Gli animali rappresentano la vita. Sono rimasti gli unici indici credibili di vita. Dove sono gli animali in genere esiste ancora un equilibrio vitale. Dove siamo noi umani troviamo invece centrali atomiche. Noi gettiamo bombe sui bambini perché abbiamo inventato gli interessi economici. Gli animali no, agli animali basta vivere e nemmeno questo gli è concesso, povere creature, perché c’è l’uomo che ha trovato il modo di ammazzarli inutilmente e vigliaccamente, come lo sport, o il rito della caccia, che è un assassinio legalizzato. L’animale, quindi, per me rappresenta la vita, la si può leggere nei suoi occhi, perché mantiene quella purezza che noi dovremmo tramandare e mantenere fino alla morte. Invece noi la sporchiamo dalla fanciullezza in poi, perché lo stress, il male e chi lo frequenta, l’età, il dolore, sporcano lo sguardo.

Come dovrebbero porsi le istituzioni rispetto alla questione cinghiali inurbati?
Campagne di sterilizzazione, mezzi di dissuasione, come la recinzione elettrica, aree e luoghi di gestione e contenimento del problema, come la Sfattoria degli Ultimi, esistono già, insieme, Dio li benedica, i volontari. Ricordiamo l’ignominiosa vicenda di via Gregorio VII, in cui vennero ignorate le aree di contenimento proposte, e una famiglia di cinghiali fu trucidata davanti ai bambini che piangevano perché li avevano adottati e convivevano pacificamente con loro. Si preferì la violenza, guadagnando il biasimo del mondo. La strada che porta una società migliore e più civile dovrà per forza passare per un nuovo rispetto per la natura e gli animali. La politica ha il dovere di risolvere i problemi, perché ha gli strumenti per farlo.

Cosa ha dato e insegnato a te, come essere umano, la relazione con un animale?
Ho perso un mese fa il mio Rocco e non credevo di poter soffrire così. Rocco era un gigante dell’amore, della capacità di gioire. Cosa mi ha dato la relazione con lui? Tantissimo. Noi corriamo, passiamo attraverso la morte, i dolori, senza che ci tocchi più di tanto. Ho rivisto negli occhi di Rocco la purezza, la pulizia e questo mi ha permesso di guardare con occhi nuovi tutto il creato che era intorno a me, mi ha insegnato una compassione nuova e un nuovo rispetto della vita. Mi ha insegnato la lealtà, mi ha insegnato che l’amore non è fatto mai di contropartite. Sono filosoficamente importanti gli animali, perché hanno la capacità di apprezzare il dono di essere vivi, che a noi manca.

Quali sono i tuoi prossimi impegni lavorativi? Dove possiamo vederti?
A dicembre sarò al teatro Ghione con “a cuore aperto”, a marzo Rugantino, in cui riprendo i vestiti di Mastro Titta. A maggio farò un mio cavallo di battaglia, che interpreto da quarant’anni, è la storia di amicizia tra un cocchiere romano e un contino milanese nella Roma di Pio VII. Qui interpreterò ventisei personaggi, mi porteranno via a braccia perché il tempo fa il suo corso. E davanti al tempo che passa, ci si interroga sul significato che si vuole attribuire alla propria vita. Battersi, partecipare per i diritti degli ultimi è un modo di dare un senso all’esistenza e il mondo migliore che agogniamo dipende da noi, lo costruiamo noi con le nostre azioni. La politica siamo noi.

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