Ancora in tanti sotto il Tar, ancora in tanti ad aspettare che la porta d’ingresso, oltre le quali si discute la sorte di 160 animali, sani e inermi, si aprisse in un sorriso, uno di quelli che si accordano alla vita. Striscioni, lacrime e abbracci, sono queste le immagini che hanno sfilato davanti ai miei occhi di prima mattina, su via Flaminia, a Roma. Tantissimi, da tutta Italia, in un miracolo di solidarietà, sono accorsi per manifestare il loro amore verso queste creature. A fine mattinata si attendeva la sentenza del Tar, per mettere la parola fine alla vicenda giudiziaria della Sfattoria degli Ultimi, invece gli animali sono ancora in pericolo.
L’avvocato Angelita Caruocciolo, uscendo dal dibattimento a Tar, ha comunicato che entro le 24- 48 ore il giudice potrà confermare o meno la sospensiva di abbattimento immediato, ma è possibile che superato questo limite il giudice non provvederà sulla misura cautelare, ma deciderà di entrare direttamente nel merito ed emettere una sentenza in forma semplificata. Come ha dichiarato espressamente in udienza, in virtù dei presupposti presenti e previsti dal codice del processo amministrativo. In quel caso avremo una soluzione alla vicenda in via definitiva. Che la Sfattoria valuterà ai fini dell’eventuale ricorso laddove non verrà disposto l’annullamento del decreto di abbattimento.
Emanuele Zacchini commenta: “Non ci fermeremo, non possiamo. Dobbiamo difendere la vita di questi nostri animali e chiedere giustizia e dignità per questa specie. Nonostante lo sfinimento processuale, che da mesi ci tiene in uno stato di angoscia, è nostra volontà e dovere morale continuare a lottare finché gli animali saranno salvi”. Paola Samaritani, la responsabile della Sfattoria, è dello stesso avviso e ricorda che “è tempo di una legge che riconosca i santuari e che permetta a realtà come la nostra di agire per trasformare il problema dei cinghiali inurbati, in una soluzione rispettosa della vita, perché sono possibili, lo abbiamo dimostrato con le nostre azioni. Non si può accettare la barbarie come modalità di gestione. Questi animali sono empatici, senzienti. Riconoscere questo è riconoscere la civiltà.”
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