mercoledì, 17 Aprile, 2024
Economia

Industrie culturali e creative strategiche per la ripresa

Le industrie culturali e creative sono tra i settori maggiormente strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana. È quanto emerge dal rapporto del progetto “Io sono cultura”, arrivato alla dodicesima edizione e realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere.

“La cultura ha pagato più di altri settori la crisi ma conferma il suo ruolo economico centrale. L’Italia deve essere protagonista del nuovo ‘Bauhaus’, fortemente voluto dalla Commissione Europea che nasce per rinsaldare i legami tra il mondo della cultura e della creatività e i mondi della produzione, della scienza e della tecnologia orientandoli alla transizione ecologica indicata dal Next Generation EU”, ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola

“Nel 2021 le imprese culturali e creative sono apparse ancora lontane dai numeri del 2019, anno precrisi pandemica: la variazione del valore aggiunto nel biennio è infatti pari al 4,8%, rispetto al -1,2% a prezzi correnti del totale dell’economia. Sebbene nel 2021 si sia registrato un recupero del +3,6%, questo non ha compensato le perdite del 2020”, ha sottolineato Andrea Prete, presidente di Unioncamere.

Il rilancio di questo articolato universo di aziende passa per una rinnovata attenzione alla sostenibilità, ambientale e sociale, una dimensione sempre più digitale integrata a quella fisica, cosiddetta phygital, dei servizi; una crescente integrazione di settori, canali e contenuti.

Il sistema dopo la crisi degli anni passati torna ad avere un segno positivo, registrando un incremento del valore aggiunto tra il 2020 ed il 2021 del 4,2%. Ma il rimbalzo del 2021 non ha permesso di recuperare il terreno perso e tornare ai livelli pre-pandemici, in particolare per quanto riguarda i settori afferenti alla sfera live.

Tra questi, il biennio ormai alle spalle ha evidenziato una notevole contrazione della ricchezza prodotta soprattutto nelle attività dello spettacolo (-21,9%; corrispondente in valori assoluti a -1,2 miliardi di euro) e in quelle dedite alla valorizzazione del patrimonio storico e artistico (-11,8%; pari a -361 milioni di euro). Una sostanziale crescita ha interessato, invece, il settore dei videogiochi e software (+7,6%), come risposta alla aumentata necessità di dotarsi di tecnologie informatiche per ovviare alle restrizioni in atto.

Si riscontrano tendenze analoghe sul fronte occupazionale, con le performing arts che scontano maggiormente le criticità del biennio (rilevanti soprattutto nel corso del 2020) per via di una base occupazionale caratterizzata da contratti prevalentemente atipici (-15,6%; -17 mila addetti) e le attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico altrettanto incapaci di contenere le perdite (-14,6%; -9 mila addetti).

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