venerdì, 19 Aprile, 2024
Economia

Pnrr, 36 mila imprese pronte alla transizione digitale 4.0

Istituto Tagliacarne e Camere di commercio: con l’innovazione cresce il fatturato

Guardare al futuro con ottimismo. È questo l’obiettivo che si sono date 36 mila imprese italiane che hanno deciso di puntare, per la prima volta, la strada della transizione 4.0 entro il 2024. Potranno farlo grazie ai fondi per la digitalizzazione previsto dal Piano nazionale di Ripresa. Gli obiettivi sono commisurati alle ambizioni delle aziende che vogliono fare un salto nel mondo dei big data, in quello dell’innovazione di processo e di prodotto, nella robotica o essere presenti sui mercati internazionali con una dote tecnologica in grado di competere con aziende molto più agguerrite sul piano tecnologico. C’è un aspetto che da la misura di quella voglia di ottimismo, quello di voler puntare sulla valorizzazione del capitale umano.

Digitale e aumento di fatturato

“Già nel 2022”, segnala il Centro studi delle Camere di commercio, Guglielmo Tagliacarne, “il 46% delle aziende che faranno la svolta prevede aumenti di fatturato (contro il 38% delle imprese che non investono nelle tecnologie abilitanti) e il 51% conta di essere più presente sui mercati esteri (contro il 31%).
Big Data (31%), simulazione dei processi produttivi per ottimizzarne il funzionamento (28%), Robotica (22%): sono i campi su cui investiranno di più nel passaggio verso la quarta rivoluzione industriale”.

Formazione e competenze

Per gestire al meglio questa transizione le imprese punteranno maggiormente sul capitale umano. “In particolare, il 70% farà leva sulla formazione per acquisire nuove competenze”, fa presente il Centro studi, “contro il 51% delle imprese non digitali; mentre l’87% acquisirà nuovi lavoratori ad elevata specializzazione, contro il 68% delle non digitali”. In altri versi più innovazione e più assunzioni per assicurare un maggiore impegno di produttività.

Le possibilità offerte dal Pnrr

L’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne è svolta su un campione di 4 mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti, rappresentativo dell’universo di 494mila mila imprese.
“C’è una forte complementarietà tra investimenti in tecnologie 4.0 e la qualificazione delle risorse umane per aumentare il valore aggiunto dei prodotti, perciò il reperimento di profili professionali adeguati è un fattore strategico, ma anche critico”, evidenzia Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, “Oggi le imprese, infatti, denunciano difficoltà di trovare sul mercato più di un terzo delle figure ricercate con competenze 4.0, occorre anche fare in modo che non si creino fratture con il segmento di imprese che non ha ancora la capacità mettere in campo strategie più moderne. Per questo bisogna diffondere ulteriormente la conoscenza delle opportunità offerte al riguardo dal Piano nazionale di Ripresa, in particolare nel Mezzogiorno e tra le aziende di minore dimensione”.

Imprese, battere i ritardi

Quello del salto tecnologico rimane uno dei problemi maggiori. Ad oggi, secondo i dati delle Camere di commercio, il 67% dell’universo delle imprese oggetto dell’indagine (332mila in valori assoluti) non ha ancora investito in tecnologie 4.0. Una quota che sale al 70% al Mezzogiorno e caratterizza maggiormente i servizi (85%) rispetto al manifatturiero (60%). “Più arretrate”, osserva il Centro studi, sono soprattutto le micro imprese (con 5-9 addetti ), l’84% di queste si trova infatti ancora ai nastri di partenza contro il 39% delle medio-grandi (50-499 addetti).

Vince il sud nel salto digitale

Ma l’11% di questo universo imprenditoriale è pronto a fare il salto nella quarta rivoluzione industriale, 36mila imprese prevedono infatti di iniziare ad investire in tecnologie 4.0 tra il 2022 e il 2024. “Una svolta che sarà più forte al Sud, dove il 13% delle imprese inizierà a virare verso le nuove frontiere digitali contro il 10% del Centro-Nord”, illustra l’Istituto, “Sono in particolare le imprese con più di quarant’anni di attività a sentire il bisogno di un cambio di passo per rinnovarsi (14% contro il 10% di quelle con minore anzianità). Ed è soprattutto il settore alimentare a rivelarsi più incline ad intraprendere questa trasformazione (16%)”.

Obiettivo 200 mila imprese

Nel prossimo triennio, secondo la previsione delle Camere di Commercio, salirà così al 40% la quota delle imprese 4.0 che nel complesso sfioreranno le 200 mila unità. Le 36 mila imprese che esordiranno entro il 2024 con investimenti nelle tecnologie abilitanti si aggiungeranno, infatti, alle 162 mila imprese che le hanno già adottate.

I benefici della Transizione

Questi risultati sono anche il frutto dei tanti benefici che la transizione digitale è in grado portare dentro l’azienda. “Infatti, circa 2 imprese su 5 che hanno già avuto modo di investire nel 4.0”, calcola l’Istituto Tagliacarne, “hanno dichiarato aumenti della produttività dei processi produttivi (in termini, ad esempio, di minori tempi di set-up, errori e fermi macchina) e delle risorse umane. Mentre una su tre ha evidenziato un aumento della velocità di produzione (passaggio più veloce dal prototipo alla produzione in serie) e della competitività facendo leva sull’Internet of Things”.

Incremento di fatturato

L’innovazione va di pari passo con l’aumento di fatturato. La dimostrazione arriva dai bilanci delle aziende che hanno migliorato o nesso a punto nuovi servizi digitali.
“Dato più importante”, conclude lo studio delle Camere di commercio, “riguarda il 43% delle imprese che hanno aumentato i servizi alla clientela grazie all’Internet of Things prevede di superare quest’anno i livelli produttivi pre-Covid contro il 24% delle imprese 4.0 che non hanno seguito questa strategia”.

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