giovedì, 25 Aprile, 2024
Lavoro

La memoria di Marcinelle e l’attualità della sicurezza dei lavoratori

A Marcinelle, in Belgio l’8 agosto 1956 262 minatori morirono, per le ustioni, il fumo e i gas tossici: 136 erano italiani. Causa dell’incidente fu un malinteso sui tempi di avvio degli ascensori.

Si disse che all’origine del disastro ci fu un’incomprensione tra i minatori, che dal fondo del pozzo caricavano sul montacarichi i vagoncini con il carbone, e i manovratori in superficie. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa.

Si sviluppò un incendio che si estese alle gallerie superiori, mentre sotto, a 1.035 metri sottoterra, i minatori venivano soffocati dal fumo. Solo sette operai riuscirono a risalire. In totale si salvarono in 12.

Tralasciando la questione legata ai diritti dei lavoratori immigrati, nel caso di Marcinelle alla base del tragico incidente c’è stato, tra l’altro, il rischio “organizzazione del lavoro”, rischio che a distanza di 66 anni ancora non viene sufficientemente valutato dei Documenti della Valutazione del Rischio (DVR), nonostante sia la causa di infortuni sul lavoro e di malattie professionali.

I cosiddetti rischi organizzativi sociali dipendono dalle dinamiche aziendali, cioè dall’insieme dei rapporti lavorativi, interpersonali e di organizzazione che si creano all’interno di un ambito lavorativo. L’organizzazione del lavoro, ad esempio, svolge un ruolo fondamentale soprattutto per quanto riguarda l’intensità del lavoro sia dal punto di vista psicologico che fisico.

Lo sviluppo di strumenti idonei a programmare una distribuzione più equa o più gratificante del carico delle mansioni da svolgere, possono essere degli ottimi metodi per migliorare le condizioni lavorative: Processi lavorativi chiaramente definiti e noti a tutti. Partecipazione alle decisioni ed autonomia operativa. Assegnazione di compiti eseguibili in relazione alle capacità individuali. Possibilità di accedere a training, formazione o aggiornamento. Alternare mansioni monotone e ripetitive  ad attività che richiedono riflessione. Evitare continue interruzioni del lavoro. Ridurre fattori di disturbo ambientali. Chiarezza nelle responsabilità. Comunicazione efficace tra colleghi, collaboratori e superiori. Gestione dei conflitti irrisolti. Alternanza e pause nelle mansioni a contatto diretto con pubblico.

A questo elenco è stato aggiunto negli ultimi anni un rischio particolare denominato “rischio di stress da lavoro correlato”, il quale viene considerato uno dei più difficili da individuare a causa dell’assenza di un danno causato immediatamente riscontrabile. A questa tipologia appartengono soprattutto quei rischi di origine psico-sociale che colpiscono l’aspetto emotivo del lavoratore.

Si definisce Stress, quello stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. In termini generici quindi è importante sottolineare come lo Stress non sia di per se una malattia, bensì una condizione innescata nell’organismo umano da parte di una fonte o sollecitazione esterna che comporta una serie di adattamenti che, se protratti nel tempo, possono assumere carattere di patologia.

Trasferendo il concetto generale agli ambienti di lavoro si può definire quindi lo Stress da Lavoro Correlato, come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste. Esiste infatti uno stress, a dosi accettabili, che ha effetti positivi sul nostro organismo, consentendoci di reagire in modo efficace ed efficiente agli stimoli esterni e di innescare un’adeguata soglia di attenzione verso le esigenze dell’ambiente; un’esposizione prolungata a fattori stressogeni invece, può essere fonte di rischio per la salute dell’individuo, sia di tipo psicologico che fisico, riducendo l’efficienza sul lavoro (assenteismo, malattia, richieste di trasferimenti…).

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