venerdì, 26 Aprile, 2024
Ambiente

In 50 anni consumate dal cemento fasce fluviali per 2.000 km2

Il cemento e gli sbarramenti lungo in fiumi, adottati finora come “finta soluzione di sicurezza” al pericolo alluvioni, sono dei veri e propri moltiplicatori del rischio: negli ultimi 50 anni negli ambiti fluviali, attraverso le varie forme di urbanizzazione, si è consumato suolo per circa 2.000 km2, qualcosa come circa 310.000 campi da calcio. È quanto emerge dal dossier del WWF sui fiumi. Il dossier cita alcuni casi come Aulla e Vara e Genova in Liguria. Eppure in questo arco di tempo non sono servite da lezione nessuna delle tante tragedie che hanno segnato la storia del territorio italiano.

Un caso emblematico, citato nel dossier, è proprio quello di Longarone, la città tristemente nota per la tragedia del Vajont che nel 1963 fece quasi 2.000 vittime. L’area urbanizzata di Longarone prima di essere spazzata via, si sviluppava su 59 ettari, ma con la successiva ricostruzione questa superficie si è praticamente quadruplicata. I tre quarti dell’urbanizzato, soprattutto le grandi zone commerciali e industriali, sono state collocate vicino all’alveo fluviale, spesso in aree individuate dall’autorità di bacino come ad “elevata” o “media pericolosità”.

A gestire le attività saranno i Ri-hubber, giovani selezionati da Legambiente e formati a Campi Bisenzio in una quattro giorni che ha accompagnato il Festival dell’Economia civile.

I Ri-Hub saranno dislocati in 13 diverse regioni italiane: Torino (Piemonte); Milano (Lombardia); Vicenza e San Stino di Livenza (Veneto); Gemona (Friuli Venezia Giulia); Bologna (Emilia Romagna); Campi Bisenzio (Toscana); Roma (Lazio); Pescara (Abruzzo); Grottammare (Marche); Succivo (Campania); Potenza (Basilicata); Maruggio (Puglia) e Palermo (Sicilia).

Alla base della nascita di ECCO le nuove direttive europee in materia di economia circolare e gli incoraggianti dati in termini di fatturato ed occupazione del settore.

“In Italia – sottolineano i promotori del progetto – oggi l’economia circolare vale 88 miliardi di fatturato ed impiega circa 575 mila lavoratori, in particolare tra i giovani. L’Unione europea con il pacchetto di direttive, con annessi investimenti, punta sull’economia circolare per raggiungere i target di riciclo. Inoltre dall’economia circolare si attendono risparmi per le imprese, nuova occupazione e benefici per qualità dell’ambiente. Nonostante questi cambiamenti di tipo normativo la promozione dei processi di riuso e riutilizzo dei beni non ha ancora trovato riscontro nelle politiche pubbliche né nelle pianificazioni regionali”. (Italpress)

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