giovedì, 18 Aprile, 2024
Economia

Guido Di Stefano: economia circolare per una moda in perfetta forma

Dal Gran Sasso verso i mercati mondiali. Come nasce un'avventura di successo

Radici profonde e famigliari. Un marchio nella moda di qualità che ha conquistato mercati e clienti da protagonista. È il caso del maglificio Gran Sasso SpA. Una storia di successo costruita con fatica e creatività. Ce la racconta il dott. Guido Di Stefano, brand manager linea donna. L’avventura inizia nel 1952, da un piccolissimo laboratorio  e da una intuizione della nonna Ginevra, insieme ai suoi figli Eraldo – padre di Guido Di Stefano, scomparso lo scorso anno – Nello, Francesco ed Alceo. Tre macchine da maglieria rettilinee primordiali. Dagli anni 50 all’azienda di oggi, uno stabilimento di 36000 metri quadrati che produce maglie per un export internazionale e che da lavoro a 400 dipendenti per 44 milioni di fatturato annuo.

Dott. Guido Di Stefano come è partita questa grande avventura imprenditoriale?
“La nonna non sapeva utilizzare le macchine da maglieria, le aveva ricevute per un credito non esatto, iniziò a pulirle e man mano comprese che poteva creare maglie. Iniziò a fare dei maglioncini per i figli, poi per la famiglia. Erano belli, così decise di iniziare la storia di una magia chiamata Gran Sasso. Le creazioni dapprima erano vendute da mio padre e dai miei zii con una bancarella nei mercati dei paesi vicini.

Da dove nasce il brand Gran Sasso?
“Venga, guardi dalla finestra, c’è la maestosità della catena montuosa Gran Sasso”.

Quindi tutto iniziò da un piccolo laboratorio, una stanza e una finestra vista monte?
“Le vendite e le richieste crescevano, così con sacrificio da un iniziale garage dove tutto ebbe inizio, si decise di dar lavoro a gente del posto e nel 1965 comprarono la prima azienda a Sant’ Egidio…poi pezzo dopo pezzo”.

Avevate sostegni sui quali contare, oppure avete fatto tutto da soli?
“È semplicemente una storia che nasce nel dopoguerra quando non c’era nulla, e dal niente si costruivano grandi fortune con grandi dosi di sacrificio e umiltà”.

Quanto conta l’unità familiare?
“L’unità è tutto, abbiamo 70 anni di storia. Oggi diamo lavoro a 400 dipendenti e negli anni sono andate in pensione 2700 persone. I nostri dipendenti provengono dai paesi limitrofi, e noi pensiamo anche ai loro figli, come in una grande famiglia”

Pensare al futuro è il vostro obiettivo?
“Dalla tradizione al futuro ad esempio, il rimaglio è una operazione estremamente importante, per questo se una delle nostre operaie ha piacere ad insegnare l’arte ad una figlia, portiamo una rimagliatrice a casa e lei le insegnerà come fare. Una volta imparato bene la ragazza avrà la possibilità di lavorare direttamente in azienda, ci sono mamme e figlie che lavorano insieme in azienda.”

Sicurezza e salubrità sono aspetti per voi importanti, avete ideato un sistema che evita riniti. Come funziona?
“L’azienda è priva di tubature d’aria, abbiamo sviluppato un sistema di climatizzazione a pavimento sia per il riscaldamento che per il raffreddamento”

Ci parli delle collezioni. Quali i filati di pregio, quali i colori moda 2022 e quali le linee?
“Le nostre collezioni uomo donna primavera estate sono easywear linee morbide e volumi confortevoli. I filati sono naturali, pura lana merino, cotoni organici, sete, cashemere nei diversi pesi. Tutto realizzato manualmente con la massima artigianalità. I colori sono tenui, tinture naturali, tendenza dei colori pastello con sviluppo dei verdi”.

Un’azienda come la Gran Sasso SpA quanto esporta all’estero?
“Circa il 60% della produzione prende la strada dell’esportazione”

Avete pensato al processo di internazionalizzazione?
“Certamente l’internazionalizzazione è un obiettivo importante della nostra mission, al momento non abbiamo creato joint venture ma lavorato solo con i nostri capitali.”

Un’azienda etica punta all’economia circolare in epoca di green economy e transizione. La vostra ha già progetti che siano in grado di rendervi unici sul mercato?
“Stiamo ultimando una capsule collection con particolari filati riciclati e rigenerati. Il riciclato implica la distruzione di un oggetto per crearne un altro uguale o diverso. la rigenerazione invece non prevede la distruzione di un oggetto ma il riutilizzo di scarti oppure di capi che hanno finito il loro ciclo di vita per trasformarli in altri oggetti di valore maggiore rispetto a quello di partenza ma senza distruggerli. 

Siamo davvero curiosi di conoscere la nuova capsule collection. Ci aggiorniamo alla prossima intervista?
“Con grande piacere, La ringrazio per aver dato voce alla nostra azienda.”

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