giovedì, 28 Marzo, 2024
Ambiente

In un anno Marevivo ha rimosso 4 km di reti fantasma

Si chiude il 2021 con un’altra attività per la protezione dei fondali da parte della divisione sub di Marevivo Onlus. Sabato I sub si sono immersi nelle acque delle Formiche di Grosseto, tre isolotti compresi nell’Arcipelago Toscano, davanti al Parco Nazionale della Maremma, per tenere sotto controllo una rete lunga circa 300 metri, posizionata su un fondale che va dai 40 ai 70 metri. L’operazione, grazie al supporto del Gruppo Zignago Vetro, è stata realizzata con l’aiuto dei biologi marini di Marevivo.

La rete che a causa della sua posizione continua a pescare sarà rimossa appena le condizioni meteo marine lo permetteranno. Con questa operazione i sub di Marevivo chiudono un anno molto proficuo. Lo scorso giugno, 3000 metri di reti fantasma sono stati recuperati dai fondali di San Vito Lo Capo. In agosto, una rete da pesca lunga 500 metri è stata rimossa dai fondali dell’Isola del Giglio.

Nel complesso nel 2021 i sub di Marevivo hanno rimosso più di 4km di reti oltre a centinaia di kg di rifiuti. Le attrezzature da pesca abbandonate ogni anno sono i rifiuti maggiormente rinvenuti nei mari di tutto il mondo e rappresentano una delle più serie minacce alla biodiversità marina: sono estremamente pericolose, sono trappole che mettono a rischio la fauna e la flora marina.

Ogni anno circa 100.000 mammiferi marini e un milione di uccelli marini muoiono a causa dell’intrappolamento in reti da pesca fantasma o per l’ingestione dei relativi frammenti. Se a terra le nostre spiagge soffrono a causa della presenza di rifiuti, la situazione è di gran lunga peggiore nelle profondità marine: secondo un rapporto realizzato da FAO e Unep (2009), ogni anno in tutto il mondo vengono abbandonate o perse tra 640.000 e 800.000 tonnellate di attrezzi da pesca (reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura). Il Great Pacific Garbage Patch, più comunemente noto come “isola di plastica”, è costituito per il 46% da attrezzature e reti da pesca. E anche nel Mediterraneo, recenti ricerche condotte in diverse località, indicano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare fino all’ 89%dei rifiuti marini registrati.

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