sabato, 20 Aprile, 2024
Economia

Ammortizzatori sociali. Confcommercio. Prampolini: serve chiarezza su chi paga, i costi saliranno a 10 miliardi

Settembre dirà che tipo di riforma degli ammortizzatori sociali avremo. Questa l’opinione della Confcommercio che fa proprie le parole caute del ministro dell’Economia Daniele Franco, di attendere gli aggiornamenti delle stime di Pil e deficit.

La riforma prevede una serie di incentivi, da quelli per chi assume lavoratori in Cigs agli sconti-premio per chi non usa a lungo la cassa. L’idea è quella di tre anni di transizione, dal 2022 al 2024, con la copertura a carico della fiscalità generale. “Di fondi”, calcola la Confcommercio, “ne serviranno parecchi – circolano stime tra i 6 e i 10 miliardi – per dare la cassa a tutti i lavoratori, anche quelli nelle aziende da 1 a 5 dipendenti. Ma si tratta di una necessità non più rinviabile, come ha dimostrato l’emergenza Covid”.

LA BOZZA DI RIFORMA

Il Ministro del lavoro Orlando cercherà l’intesa con le parti sociali su un progetto che mira ad aumentare “il grado di equità generale” del sistema  e in cui “non vi siano lavoratori esclusi”. Per i più precari si potenzierebbe la Dis-Coll (tanti mesi quanti i contributi versati, posticipo del decalage, contributi figurativi). Anche la Naspi verrebbe rafforzata (con un trattamento di maggior favore per i più anziani che più difficilmente ritrovano un impiego). Per gli autonomi arriverebbero più tutele per la maternità e più giorni di malattia, in attesa di valutare l’impatto dell’Iscro, da rendere semmai permanente. La platea dei beneficiari della Cig, invece, sarebbe estesa a tutti i lavoratori subordinati, e ci sarebbe un aumento del beneficio. Verrebbero anche introdotte due nuove causali, “prospettata cessazione dell’attività” e “liquidazione giudiziale” oltre a specificare che la riorganizzazione aziendale potrà essere invocata anche in caso di “processi di transizione”. Verrebbe anche rafforzato il contratto di solidarietà ed esteso ulteriormente il contratto di espansione. La riforma azzererebbe l’attuale contatore sia per la Cig che per la Cigs. La cassa in deroga sarebbe superata con la creazione di un Fondo emergenziale intersettoriale, finanziato con un contributo a carico dei fondi bilaterali.

IL NODO DI CHI PAGHERÀ

Per la Confcommercio bisognerà chiarire molti punti, ad esempio “in che modo l’inclusività delle prestazioni dei nuovi ammortizzatori si concilierebbe con la sostenibilità contributiva da parte delle imprese e in che modo verrebbe concretamente tradotto il principio dell’evoluzione assicurativa delle tutele”. “Così pure va chiarito”, osserva Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio, “quale sarebbe l’effettivo concorso della finanza pubblica in una necessaria fase di transizione, che tenga particolarmente presente l’impatto profondo dell’emergenza Covid19 su tanta parte del terziario di mercato”.

“Inoltre”, commenta la vicepresidente di Confcommercio, “va approfondito il modo in cui il principio delle tecniche protettive differenziate terrebbe operativamente conto della diversità delle dinamiche strutturali tra i settori produttivi e va superata la lettura residuale del Fondo di integrazione salariale. Occorre, poi, sviluppare organicamente il principio del connubio strutturale tra ammortizzatori sociali e politiche attive”. “Insomma”, conclude la vicepresidente di Confcommercio, “è ancora necessario un importante lavoro di chiarimento ed approfondimento per arrivare ad una condivisa proposta di riforma degli ammortizzatori sociali”.

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