venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Decreto semplificazioni, auspicabile convergenza tra i partiti sul superbonus

Savoncelli: 110%  anche per strutture turistiche e fino al 2026. 

 

“L’esame alla Camera del decreto Semplificazioni ha reso evidente la natura intrinseca del provvedimento: adattare il quadro normativo ad una progettualità eccezionalmente ampia come quella delineata nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), scandita da una tempistica rigorosa perché collegata all’erogazione dei fondi del Recovery Fund”.

 A parlare è il presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati Maurizio Savoncelli, osservatore attento a quel pacchetto di misure destinate non solo a rilanciare l’edilizia ma anche – sempre nelle sue parole – “ad assolvere alla necessità di rendere più fluido e reattivo un sistema normativo la cui complessità rischia di ostacolare la ripresa. Il riferimento, in particolare, è allo snellimento delle procedure per la realizzazione delle grandi opere e per la VIA (Valutazione di impatto ambientale), alle modalità dell’appalto integrato (nodo fondamentale di discussione politica), all’estensione in senso lato del Superbonus 110%.”

Per ciò che concerne quest’ultimo punto, quali sono a suo avviso gli elementi più significativi?
In primo luogo quello previsto all’articolo 33, che per gli interventi ammessi all’agevolazione fiscale prevede la presentazione della CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata) e non più l’obbligo di asseverazione dello stato di legittimità dei fabbricati, che rimane solo per gli interventi di demolizione e ricostruzione: in tal modo sarà possibile ridurre in maniera significativa i tempi lunghi di rilascio della documentazione richiesta, senza concedere nulla ad altri percorsi di eventuale legittimazione. In secondo luogo, la proposta di elevare dal 2% al 3% la tolleranza prevista dal Testo Unico: i benefici più evidenti sarebbero quelli di uniformare la normativa di alcune regioni a quella nazionale e, soprattutto, di eliminare drasticamente il ricorso a procedure amministrative per difformità minime e irrilevanti rispetto all’assetto urbanistico-edilizio. E ancora: l’estensione del beneficio fiscale a tutte le tipologie di edifici con destinazione turistico-ricettiva, oltre alla proroga del beneficio (per ora) al 2023.

 L’estensione al 2023 sarebbe sufficiente per avviare in maniera irreversibile un progetto nazionale di riqualificazione energetica e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare?
Come sostengo da tempo, se questa misura trova legittimazione nella più ampia strategia prevista dalla “Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR che annovera, tra i principali obiettivi da raggiungere, la realizzazione di edifici a emissioni zero entro il 2050, la dimensione temporale di riferimento non può essere inferiore a quella dello stesso PNRR, ossia il 2026. In sintesi: per ottenere risultati sono necessari tempi lunghi e risorse adeguate.

 

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