L’assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato Vaticano. È il principio, come valore inderogabile, quello presentato da Papa Francesco nel discorso per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano incontro tenuto nell’Aula della Benedizione.
“Le iniziative di recente avviate e quelle da assumere per l’assoluta trasparenza delle attività istituzionali dello Stato vaticano”, ha esordito Papa Francesco nel discorso, “soprattutto nel campo economico e finanziario, siano sempre ispirate ai principi fondanti della vita ecclesiale e, al tempo stesso, tengano debito conto dei parametri e delle ‘buone pratiche’ correnti a livello internazionale, e appaiano esemplari, come si impone a una realtà quale la Chiesa Cattolica” come riferiosce la puntuale cronaca di Amedeo Lomonaco, per Vatican news.
“Tutti gli operatori in questo settore, e tutti i titolari di incarichi istituzionali”, ha aggiunto Papa Francesco, “tengano dunque una condotta che, mentre denota un fattivo ravvedimento – ove occorra – riguardo al passato, sia anche irreprensibile ed esemplare per il presente e il futuro”. Hanno ascoltato le parole del Papa, tra gli altri, il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone e il promotore di Giustizia Gian Piero Milano. Alla cerimonia ha partecipato anche il premier Mario Draghi. Papa Francesco ha espresso gratitudine per la sua presenza. Il Pontefice ha anche ricordato il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, morto lo scorso anno.
MODIFICHE NORMATIVE
Nel suo discorso, il Papa ha ricordato le “modifiche normative” che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato l’ordinamento vaticano.
Esse potranno trarre più proficua incisività nella misura in cui verranno accompagnate da ulteriori riforme in ambito penale, soprattutto per il contrasto e la repressione dei reati finanziari, e dalla intensificazione delle altre attività volte a rendere più agevole e spedita la cooperazione internazionale tra organi investigativi vaticani e omologhi istituti di altre nazioni, come pure dalle iniziative assunte dalla Polizia giudiziaria del nostro Stato.
A tale proposito, sottolinea nella sua nota Amedeo Lomonaco, appare ormai indilazionabile individuare e introdurre, mediante apposite norme o protocolli di intesa, nuove e più incisive forme di cooperazione, così come viene sollecitato da Istituzioni di vigilanza dei mercati finanziari attive in ambito internazionale Francesco ha anche esortato ad accompagnare con la preghiera le vie della giustizia testimoniando, concretamente e in modo credibile e nei rispettivi ruoli e compiti, “l’immenso patrimonio di valori che caratterizza la missione della Chiesa”. Rivolgendosi a quanti sono chiamati ad operare per la causa della giustizia, ha ricordato che nell’iconografia cristiana “gli occhi della Giustizia non sono bendati, bensì rivolti verso l’alto, e guardano il Cielo, perché solo nel Cielo esiste la vera giustizia”.
“Vi esorto a riflettere sul fatto che, svolgendo giorno per giorno il vostro lavoro nascosto e paziente, voi offrite un prezioso contributo affinché la Chiesa, in questo piccolissimo Stato della Città del Vaticano, possa dare buon esempio di ciò che insegna nel suo magistero sociale. Invito dunque quanti sono chiamati a operare per la causa della giustizia – eminente virtù cardinale – a non temere di perdere tempo dedicandone in abbondanza alla preghiera. Nella preghiera, e solo in essa, noi attingiamo da Dio, dalla sua Parola quella serenità interiore che ci permette di adempiere i nostri doveri con magnanimità, equità, lungimiranza”.
IL SENSO E IL COMPITO DELLA CHIESA
L’Aula della Benedizione situata tra la Basilica di San Pietro e la Piazza, è stata la cornice del discorso di Papa Francesco. “Da qui”, ha ricordato il Pontefice, “i Papi impartiscono ai fedeli, nelle principali solennità, la benedizione Urbi et Orbi, a Roma e al mondo”. “Sul lato opposto, l’Aula si affaccia sulla navata centrale della Basilica, nella prospettiva visuale della gloria dello Spirito Santo, che illumina l’abside”.
In questa singolare collocazione dell’Aula delle Benedizioni, tra lo spazio “aperto e raccolto” dal Colonnato del Bernini” e quello della fede professata “intorno alla tomba di Pietro”, si può ravvisare “il senso e il compito della Chiesa”, inviata “da Cristo Signore a compiere la missione di sostegno della verità” e a “diffondere col suo esempio l’umiltà e l’abnegazione, con lo stile proprio di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza”. “Con questo mandato”, ha sottolineato il Papa,”la Chiesa entra nella storia e si fa luogo di incontro tra i popoli e di riconciliazione tra gli uomini, per condurli, con la Parola e i Sacramenti, con la Grazia e gli esempi di vita, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo”.
Nel suo indirizzo di saluto, annota Amedeo Lomonaco, il promotore di Giustizia, Gian Piero Milano, ha fatto un bilancio dell’attività giudiziaria vaticana dell’anno scorso, ricordando che si è dovuta addentrare “in percorsi e contesti inediti, superando difficoltà, e talora resistenze ‘di apparato’”, con il contrasto alla criminalità economica tra le priorità.
Ha parlato, quindi, della crescente cooperazione internazionale e della evoluzione del sistema giudiziario attraverso le riforme volute da Papa Francesco in adeguamento agli standard internazionali. “L’evoluzione normativa degli ultimi anni”, ha detto, “si è concretizzata in una serie di significative riforme, sempre più marcatamente ispirate alle buone pratiche adottate a livello sovranazionale”. Si tratta di un cammino, ha tuttavia sottolineato, ancora in corso.
Durante la cerimonia è intervenuto brevemente anche il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, che ha ringraziato il Papa per la sua presenza e in particolare per quanto ha scritto nell’Enciclica “Fratelli tutti” a proposito della “giustizia e del suo rapporto con il perdono. Parole e scritti”, ha sottolineato, “che hanno fatto grande chiarezza su un tema cruciale” per tutti quelli che operano “in questo settore così travagliato e così importante della giustizia”.
SALVAGUARDARE I BENI SUPREMI DELLA PERSONA
In precedenza, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin ha presieduto nella Cappella Paolina la Messa per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, cui ha partecipato anche il premier Draghi. Nell’omelia, commentando il Vangelo (Gv 11, 45-56) sulla decisione del Sinedrio di uccidere Gesù, ha definito quel processo come “un’evidente violenta illegalità” e “un atto di arbitrio, avallato poi dalla viltà e dal cinismo di Pilato”.
Parolin ha sottolineato che il processo di Gesù “rappresenta la negazione più completa di quel che l’odierna civiltà giuridica indica come il giusto processo e le sue irrinunciabili esigenze, cui ogni persona chiamata in giudizio ha diritto per la salvaguardia dei beni supremi della persona: il suo onore, la sua libertà, la sua vita”. “Il processo”, ha osservato, “è positiva celebrazione di giustizia, in cui il soggetto particolare, vuoi come attore, vuoi come convenuto, vuoi come imputato, entra con tutti i suoi diritti e le sue possibilità”.
“Da qui”, ha affermato il cardinale Segretario di Stato, “sorge la formidabile responsabilità morale, oltre che giuridica, che al processo, cioè ai suoi operatori, viene affidata, responsabilità che trova nel principio di legalità – rigorosamente osservato in tutte le sue componenti e conseguenze – il principale contenuto e il suo limite invalicabile”. Prima della Messa, il premier Draghi si è soffermato brevemente nella Cappella Sistina.