domenica, 17 Novembre, 2024
Attualità

Pandemia. Dati ISS. Nella seconda ondata il doppio dei morti

Le cifre spiegano gli errori dell’estate quando il “liberi tutti” ha prodotto l’effetto domino sull’autunno. Il Covid che ad agosto appariva sconfitto si è ripresentato ad ottobre con un crescendo di contagi e morti. Non solo il sud, che nella prima ondata sembrava meno esposto, ha avuto un crescendo di contagi e decessi. I dati sono stati resi noti dall’Istituto superiore di sanità con una triste evidenza. 

Il Covid ha ucciso più persone da ottobre a gennaio che in tutto il periodo precedente da marzo a settembre scorsi. L’aggiornamento sulla mortalità Covid dell’Istituto superiore di sanità porta la data del 27 gennaio. Su un totale di 85.389 decessi, sono infatti 34.278 quelli relativi al periodo marzo-maggio 2021, cui si sommano i 1.837 tra giugno e settembre, contro i 49.274 registrati da ottobre a gennaio. L’elaborazione dei dati per territori ha fatto emergere anche un’altra realtà. La progressiva diffusione del virus anche nelle regioni del centro-sud toccate in misura molto minore nella prima ondata, come evidente dalla seguente tabella.

L’età media dei decessi resta comunque molto alta come nei primi mesi della pandemia e oggi si attesta su 81 anni con solo 941 decessi, pari all’1,1% del totale, con un’età inferiore ai 50 anni.

Le donne decedute sono 37.295 (43,7%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 83 anni–pazienti con infezione 48 anni).

Nel confronto tra le diversi fasi della pandemia si rileva un progressivo incremento dei decessi tra i pazienti affetti da più patologie preesistenti passati dal 62,7% del primo periodo al 74,5% del periodo ottobre-gennaio, mentre diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna: “ciò sembra indicare”, osserva l’Iss, “che nel secondo e nel terzo periodo i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre”.

Le più comuni patologie croniche preesistenti nei pazienti deceduti vengono distinte in 4 fasce di età (16-59, 60-69, 70-79, 80+ anni): le prevalenze di Cardiopatia ischemica, Fibrillazione atriale, Scompenso cardiaco, Ictus, Ipertensione arteriosa, Demenza, Insufficienza renale cronica, Insufficienza respiratoria aumentano con le età; diminuiscono, invece, con l’avanzare dell’età, le prevalenze di Epatopatia cronica, delle patologie per cui è necessaria la Dialisi, di Infezione da HIV e di Obesità; per Diabete, BPCO e Tumore si riscontra una diminuzione solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla generale crescita con l’età; per Malattie autoimmuni, al contrario, si riscontra un aumento solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla diminuzione con l’età.

Per quanto riguarda il numero di patologie, la prevalenza di coloro che hanno 3 o più patologie aumenta con le età, mentre diminuiscono con le età le prevalenze di coloro che hanno meno di 3 patologie.

Sempre aggiornato al 27 gennaio, l’Iss ha pubblicato anche il suo nuovo rapporto sull’andamento generale dell’epidemia.

Questi i dati più salienti relativi agli ultimi 30 giorni di monitoraggio: 367.374, nuovi casi; 11.766 nuovi casi tra gli operatori sanitari negli ultimi 30 giorni; 47,9% nuovo casi tra gli uomini e 52,1% tra le donne; 10.551 deceduti; 300.533 guariti. I contagi e i decessi tra gli operatori sanitari. Dall’inizio dell’epidemia sono stati diagnosticati 107.135 casi tra gli operatori sanitari (età mediana 47 anni) pari al 4% dei casi totali segnalati con un totale di 229 decessi. La maggior parte dei contagi tra le operatrici sanitarie che hanno fatto registrare il 71,1% dei casi, mentre gli operatori sanitari maschi hanno fatto registrare la percentuale più alta di decessi con 160 morti, pari al 69,9% dei decessi tra tutti gli operatori sanitari.

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