Ad una impresa italiana servono 238 ore all’anno per i propri adempimenti fiscali e, cosa peggiore, alle casse delle imprese il tempo perso e i costi della burocrazia, fanno spendere 2.1 miliardi in più alle aziende italiane. Con l’emergenza Covid i costi si sono ancora più aggravati e ora, secondo le previsioni della Commissione europea, l’Italia registrerà i più pesanti effetti della crisi sanitaria con il Pil del 2021 che sarà del 5,8% inferiore rispetto al 2019, rimanendo al di sotto di quasi dieci punti rispetto al livello del 2007. “In parallelo alla stagnazione dell’economia, l’Italia mostra una spesa pubblica poco efficace”, sottolinea in una nota il centro studi della Confartigianato che ha elaborato i dati, “che non genera le adeguate condizioni per favorire l’attività di impresa e l’aumento della produttività”. Secondo la classificazione per funzioni, la spesa per i servizi generali delle pubbliche amministrazioni, al netto della spesa per interessi sul debito pubblico, in Italia vale 4 punti di Pil, in linea con la media dell’Eurozona (4,1%). “Non spendiamo meno degli altri Paesi europei”, ricorda la Confartigianato, “dunque, ma realizziamo servizi meno efficaci: solo il 30% dei cittadini italiani giudica buona l’offerta di servizi pubblici, a fronte del 51% della media dell’Unione europea; per grado di soddisfazione delle prestazioni della Pa l’Italia è al penultimo posto in Ue, davanti alla Grecia”.
Sul complesso fronte del fisco le imprese italiane operano in condizioni difficili, che ne comprimono la competitività: “ad un elevato carico fiscale – pari al 42,6% del Pil, superiore di punto al 41,6% della media dell’Eurozona – si associa una più complessa burocrazia fiscale, per la quale l’Italia si colloca al 128° posto nel mondo”. L’Italia è al 23° posto tra i paesi dell’Unione europea per tempi necessari a pagare le imposte: ad una impresa italiana servono 238 ore all’anno per i propri adempimenti fiscali, il 31,2% in più rispetto alle 182 ore della media dei paesi dell’Unione europea. “Lo spread burocratico-fiscale di 56 ore in più rispetto alla media europea per pagare le imposte genera, nell’ipotesi di applicarlo alla platea di 1 milione 560 mila aziende con dipendenti, un maggiore costo di 2,1 miliardi di euro che riduce la capacità competitiva delle imprese italiane”. Così le conclusioni di Confartigianato si fanno abate partendo da una constatazione.
“Nell’era della quarta rivoluzione industriale, il miglioramento dell’offerta dei servizi pubblici passa per una maggiore digitalizzazione, sulla quale l’Italia è in ritardo: la quota di cittadini italiani che interagiscono con la Pubblica amministrazione spedendo moduli compilati on line è pari al 14,1%, meno della metà del 37,6% della media dei paesi dell’Unione europea”, sintetizza la Confederazione, “Innovazione e digitalizzazione nei servizi pubblici non sono favoriti dall’anzianità dei dipendenti pubblici: in Italia i dipendenti della Pubblica amministrazione con 55 anni ed oltre sono il 34,9% del totale, oltre dieci punti superiore alla media Ue (24%): si tratta della quota più elevata tra tutti i paesi dell’Unione”. Cambiare tutta di può ma servono interventi radicali e l’impegno del governo.