In occasione del 72° anniversario dell’armistizio della guerra di Corea, il leader nordcoreano Kim Jong-un ha pronunciato un discorso infuocato, promettendo che la Corea del Nord “otterrà la vittoria definitiva nelle battaglie anti-imperialiste e anti-USA”. Le dichiarazioni, rilasciate durante una cerimonia al Museo della Guerra di Liberazione, sono state accompagnate da una parata militare, fuochi d’artificio e una visita al monumento dedicato ai soldati cinesi caduti nel conflitto del 1950–1953. Kim ha ribadito l’impegno del regime a costruire una “nazione prospera e un esercito invincibile”, sottolineando che il popolo nordcoreano saprà affrontare “le sfide imposte dalle forze imperialiste” con determinazione e disciplina. Il leader ha inoltre lodato l’addestramento intensivo delle truppe, che secondo lui devono essere pronte “a distruggere il nemico in ogni battaglia”. Le parole di Kim arrivano in un momento di forte tensione nella penisola coreana, alimentata dalle esercitazioni congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud, che Pyongyang considera una provocazione diretta. Negli ultimi mesi, la Corea del Nord ha intensificato i test missilistici e le esercitazioni di artiglieria, supervisionate personalmente dal leader, che ha definito il 2025 “l’anno dell’addestramento militare totale”. Secondo analisti internazionali, il discorso di Kim rappresenta un tentativo di rafforzare il consenso interno e riaffermare la posizione del Paese nel contesto geopolitico asiatico. Tuttavia, le sue parole hanno suscitato preoccupazione tra i governi occidentali, che temono un’escalation militare. Mentre Pyongyang celebra la “vittoria storica” del 1953, il futuro della regione resta incerto. E la promessa di Kim di vincere la “battaglia anti-USA” suona come un monito che riecheggia ben oltre i confini della Corea del Nord.