Dopo settimane di assedio e crisi umanitaria, una flebile speranza attraversa la Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dai media egiziani, i primi camion con aiuti umanitari hanno iniziato a entrare nel territorio palestinese attraverso il valico di Rafah, approfittando di quella che Israele ha definito una “pausa tattica” in alcune aree per consentire le consegne di beni essenziali. Al-Qahera News ha diffuso le prime immagini dei convogli in movimento nella zona di confine, accolta con sollievo da una popolazione stremata dalla guerra. Intanto, sul fronte diplomatico, il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la posizione del governo italiano, esprimendo tutta la sua preoccupazione in un’intervista rilasciata ad ‘Avvenire’: “Provo dolore per Gaza, è una situazione inaccettabile. La reazione israeliana è sproporzionata: i bombardamenti sui civili devono finire”.
Tajani sottolinea come l’Italia continui a premere per un cessate il fuoco e una soluzione politica duratura. “Dobbiamo convincere Israele a fermarsi. Stiamo facendo di tutto. Mi ha chiamato il ministro degli Esteri israeliano Sa’ar: mi ha comunicato la riattivazione della linea elettrica per un desalinizzatore che garantirà acqua potabile a 900 mila persone. È un primo segnale di apertura”.
“Serve uno Stato vero”
Il Ministro ribadisce che non ci sarà alcuna legittimazione per Hamas nel futuro assetto politico della Palestina, ma rifiuta anche le ipotesi di esodi forzati: “I palestinesi devono restare nella loro terra. E anche i cristiani palestinesi, fondamentali per il dialogo, devono poter restare”. Interpellato sul tema del riconoscimento dello Stato palestinese da parte di alcuni governi europei, Tajani invita alla cautela: “Comprendo la spinta emotiva, ma oggi non esiste ancora uno Stato palestinese unitario. Cisgiordania e Gaza sono entità separate. Noi vogliamo uno Stato che nasca davvero, che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. Siamo disposti a partecipare con i nostri contingenti a una missione Onu a guida araba per costruire questo percorso”.
Tajani non manca di collegare la crisi mediorientale a quella ucraina, sottolineando come le due emergenze richiedano uno sforzo diplomatico congiunto e costante: “La Russia è in economia di guerra, dobbiamo bloccarne i flussi finanziari. Ma anche su quel fronte, nessun segnale incoraggiante da Mosca”. Infine, difende il ruolo degli Stati Uniti, anche sotto l’amministrazione Trump: “Irresponsabile chi piega questa crisi a fini interni. Gli Usa restano determinanti per la pace. E noi li sosterremo in ogni sforzo per raggiungerla”.