domenica, 27 Luglio, 2025
Esteri

Gaza, la crisi umanitaria si aggrava. Gb-Francia-Germania promettono ‘aiuti aerei’

Critica l'Unrwa (l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi): "Sono costosi, inefficienti e possono persino uccidere civili affamati”

La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua a peggiorare mentre le grandi potenze occidentali annunciano nuove iniziative per fornire assistenza, tra polemiche, ostacoli sul campo e accuse incrociate. Regno Unito, Francia e Germania hanno annunciato ieri un piano congiunto per il lancio aereo di aiuti umanitari su Gaza. Dopo un vertice telefonico tra il premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, i tre Paesi hanno comunicato l’intenzione di collaborare con partner come la Giordania e gli Emirati Arabi Uniti per far fronte a un’emergenza sempre più grave. Israele ha dato il proprio via libera all’iniziativa, ma solo nelle ultime ore, quando la situazione umanitaria ha ormai raggiunto un punto di non ritorno. A esprimere scetticismo è stato il commissario generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, che ha definito i lanci aerei “costosi, pericolosi e inefficaci”. “Non risolveranno la carestia, possono perfino uccidere civili affamati”, ha scritto su X. Per Lazzarini, l’unica soluzione reale è politica: “Serve la fine dell’assedio, l’apertura dei valichi e la possibilità per le Nazioni Unite e i suoi partner di operare senza ostacoli”.

Aiuti distrutti e bambini senza latte

Intanto, un nuovo dato agghiacciante arriva dalle stesse autorità israeliane: oltre mille camion carichi di aiuti umanitari – tra cui cibo, acqua e medicinali – sono stati distrutti dopo essere rimasti bloccati per settimane al valico di Kerem Shalom. Secondo l’esercito israeliano, i beni erano ormai deteriorati e sono stati bruciati o sepolti. “Anche oggi migliaia di pacchi sono fermi sotto il sole. Se non entrano a Gaza, li distruggeremo”, ha dichiarato una fonte militare a Kan News. L’ONU conferma l’emergenza: quasi un terzo della popolazione di Gaza passa giorni senza mangiare. Il Programma Alimentare Mondiale denuncia una crescente malnutrizione, con 90.000 donne e bambini in stato critico. Due soli valichi sono attualmente attivi, e il numero di autisti autorizzati al trasporto degli aiuti è limitato a sessanta. Nel frattempo, il governo locale di Gaza parla di un “disastro umanitario senza precedenti”: 100.000 bambini sotto i due anni, tra cui 40.000 neonati, rischiano la morte imminente per la mancanza di latte in polvere. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, all’ospedale Al-Ahli di Gaza City è morta una neonata di sette giorni per “assenza di latte”.

La Freedom Flotilla in arrivo ad Ashdod

La nave Handala della Freedom Flotilla, con a bordo attivisti provenienti da vari Paesi – tra cui due italiani – è attesa nel fine settimana nel porto israeliano di Ashdod. Il suo viaggio, partito da Gallipoli dopo uno scalo a Siracusa, ha avuto come meta simbolica Gaza, sfidando il blocco navale israeliano. “Siamo a poche ore dal punto in cui due mesi fa è stata intercettata la Madleen”, ha dichiarato lo skipper italiano Tony La Piccirella. “Se non arriviamo con le nostre forze, vorrà dire che Israele ci ha sequestrato in acque internazionali”. Fonti diplomatiche italiane hanno confermato che l’ambasciata a Tel Aviv è in contatto costante con le autorità israeliane e pronta ad assistere i connazionali.

Meloni: “riconoscimento controproducente”

Sul piano politico, la premier italiana Giorgia Meloni ha ribadito ieri la sua posizione sulla questione palestinese: “Riconoscere lo Stato di Palestina senza che esista realmente rischia di essere controproducente. Sembrerebbe risolto un problema che invece resta aperto”. In un’intervista a la Repubblica, Meloni ha spiegato di essere “favorevolissima alla nascita dello Stato palestinese, ma non al suo riconoscimento simbolico e prematuro”.

Hamas a Trump: “Israele ostacola la pace”

Hamas ha risposto con sorpresa alle dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, che ha accusato il movimento di ostacolare il processo di pace. Secondo Izzat al Rishq, membro dell’ufficio politico di Hamas, tali affermazioni “contraddicono le valutazioni dei mediatori” e ignorano “i progressi reali” dei negoziati. Hamas sostiene di aver dato una risposta “positiva e flessibile” alla proposta americana di un cessate il fuoco di 60 giorni, chiedendo solo garanzie sul flusso degli aiuti umanitari e sulla riduzione delle zone cuscinetto israeliane.

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