Dopo oltre 230 anni, gli Stati Uniti si preparano a dire addio al penny, la moneta da un centesimo che ha accompagnato generazioni di americani. Il Dipartimento del Tesoro ha annunciato che smetterà di acquistare i materiali necessari per la sua produzione e, esaurite le scorte, la coniazione del penny sarà definitivamente interrotta. La decisione è motivata da ragioni economiche: produrre un singolo penny costa 3,69 centesimi, più del triplo del suo valore nominale. Negli ultimi dieci anni, il costo di produzione è aumentato notevolmente a causa del rialzo dei prezzi delle materie prime, in particolare zinco e rame, che compongono la moneta. Il governo prevede di risparmiare 56 milioni di dollari all’anno grazie alla fine della sua produzione. La proposta di abolire il penny era stata avanzata già da Donald Trump all’inizio del suo mandato e, prima di lui, anche Barack Obama aveva messo in dubbio la sua utilità. Tuttavia, l’eliminazione solleva questioni pratiche: i negozi dovranno arrotondare i prezzi alla moneta più vicina, ovvero il nichelino da cinque centesimi, che però costa 13,78 centesimi per essere prodotto. Negli Stati Uniti circolano ancora 114 miliardi di penny e solo nel 2024 ne sono stati coniati 3,22 miliardi, un calo netto rispetto ai 9,36 miliardi prodotti nel 2015. La progressiva scomparsa del centesimo riflette anche il cambiamento nelle abitudini di pagamento, con un aumento delle transazioni elettroniche e una diminuzione dell’uso del contante. Mentre il penny si avvia verso la pensione, gli americani si preparano a salutare una moneta che, pur avendo perso valore nel tempo, è rimasta un simbolo della cultura economica degli Stati Uniti.