L’Eurovision Song Contest 2025, ospitato a Basilea, si è trasformato in un teatro di tensioni politiche, con la partecipazione di Israele al centro di polemiche e proteste. La cantante israeliana Yuval Raphael, sopravvissuta all’attacco del 7 ottobre 2023 al festival musicale Nova, è stata accolta con fischi e contestazioni durante la sua esibizione nella seconda semifinale. La sua presenza ha acceso un acceso dibattito tra chi difende il carattere apolitico dell’Eurovision e chi sostiene che la competizione non possa ignorare il contesto geopolitico. Oltre 70 ex concorrenti hanno firmato una lettera aperta chiedendo l’esclusione di Israele, paragonando la situazione a quella che portò all’espulsione della Russia nel 2022. Diverse emittenti europee, tra cui Spagna, Irlanda e Islanda, hanno invitato l’EBU (European Broadcasting Union) a rivedere la partecipazione israeliana. Durante la cerimonia di apertura, la delegazione israeliana ha denunciato minacce e gesti intimidatori, tra cui il gesto della gola tagliata mimato da un manifestante. La sicurezza è dovuta intervenire per allontanare alcuni spettatori che sventolavano bandiere palestinesi e disturbavano l’esibizione di Raphael. Nonostante le tensioni, l’EBU ha ribadito che l’Eurovision è un evento inclusivo e neutrale, sottolineando che la partecipazione di Israele avviene attraverso l’emittente pubblica KAN, indipendente dal governo. Tuttavia, il clima di protesta ha mostrato come la musica, pur unendo le persone, non possa sempre prescindere dalle questioni politiche. Mentre Basilea si prepara alla finale del 17 maggio, resta da vedere se le tensioni influenzeranno il voto del pubblico e della giuria. L’Eurovision 2025 si conferma non solo una celebrazione della musica, ma anche uno specchio delle divisioni globali.