domenica, 11 Maggio, 2025
Esteri

Trump preme per tregua a Gaza: “Riconoscerà lo Stato di Palestina”. Il Presidente Usa dal 13 maggio in visita in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi

Gli Stati Uniti annunciano un piano di distribuzione degli aiuti ma senza Israele. Leader Eurocamera: "A Gaza blocco intollerabile, basta impunità"

In un contesto diplomatico sempre più complesso, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta intensificando le pressioni su Israele affinché raggiunga una tregua con Hamas nella Striscia di Gaza. La visita del leader americano in Medio Oriente, prevista a partire dal 13 maggio, sarà un momento cruciale per delineare nuovi equilibri geopolitici. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, l’amministrazione Trump ha avviato colloqui riservati con il governo di Tel Aviv, sollecitando un accordo di cessate il fuoco prima della visita. Nonostante le pressioni, l’ufficio del ministro israeliano degli Affari strategici, Ron Dermer, ha evitato di commentare ufficialmente la questione. Tuttavia, l’inviato statunitense per il Medio Oriente, Steve Witkoff, ha espresso preoccupazione per i rischi derivanti dalla pressione militare, evidenziando il pericolo per gli ostaggi israeliani coinvolti nel conflitto. Il viaggio di Trump prevede tappe in Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, paesi strategici sia per l’economia regionale sia per le dinamiche politiche legate al conflitto israelo-palestinese. Proprio in questi contesti, potrebbero emergere importanti novità sulla posizione americana riguardo alla questione palestinese.

Trump riconoscerà lo Stato di Palestina?

Fonti diplomatiche del Golfo indicano che Trump potrebbe annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina durante il summit dei Paesi del Golfo a Riad. Un eventuale annuncio avrebbe un forte impatto sulla relazione tra Washington e Tel Aviv, già segnata da tensioni dovute alla linea politica intransigente del premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’atmosfera tra i due leader si è infatti raffreddata, alimentando speculazioni su una possibile revisione delle posizioni statunitensi sul conflitto.

Crisi umanitaria, missione italiana

Sul fronte umanitario, il governo americano ha reso noto un piano per la distribuzione degli aiuti alimentari nella Striscia di Gaza, senza però coinvolgere Israele nelle operazioni logistiche. Il piano ha già suscitato critiche, poiché emargina le Nazioni Unite e le ONG tradizionalmente impegnate sul campo, sostituendole con una nuova fondazione gestita direttamente dagli Stati Uniti. La comunità internazionale teme che ciò possa favorire la militarizzazione degli aiuti, come sottolineato da Basem Naim di Hamas. In Europa, i leader dei principali gruppi politici del Parlamento europeo hanno espresso profonda preoccupazione per il blocco umanitario imposto da Israele, definendolo intollerabile. La dichiarazione congiunta chiede il rispetto del diritto internazionale e il rilascio immediato degli ostaggi israeliani. Tra le iniziative in programma, l’Italia invierà un nuovo convoglio umanitario a Gaza dal 16 al 19 maggio, con la partecipazione di organizzazioni della società civile e rappresentanti istituzionali.

Abu Mazen e Al-Sisi a Mosca

Intanto, a Mosca, il presidente palestinese Abu Mazen ha incontrato il suo omologo egiziano Al-Sisi, riaffermando l’urgenza di un cessate il fuoco immediato e l’accesso agli aiuti umanitari a Gaza. L’incontro ha ribadito il sostegno dell’Egitto ai diritti del popolo palestinese, con particolare riferimento alla creazione di uno Stato indipendente lungo i confini del 1967.

Iran e Yemen

Parallelamente, l’Iran si prepara alla visita del suo ministro degli Esteri in Arabia Saudita e Qatar, in coincidenza con il tour di Trump nella regione. La diplomazia iraniana mira a consolidare un dialogo con i paesi del Golfo, mentre proseguono i negoziati con Washington sui temi nucleari. Nel frattempo, in Yemen, la situazione umanitaria si aggrava ulteriormente dopo i raid aerei israeliani su Hodeida e Sana’a, che hanno compromesso i principali punti di accesso per gli aiuti umanitari. Medici Senza Frontiere ha denunciato il rischio di una catastrofe alimentare nel paese devastato da anni di conflitto, chiedendo il rispetto del diritto umanitario e la protezione delle infrastrutture civili.

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