La tregua pasquale, annunciata venerdì scorso dal presidente russo Vladimir Putin come un gesto di distensione, si è rivelata in poche ore un’illusione. Volodymyr Zelensky ha aperto la giornata di ieri con un resoconto dettagliato: tra le 18:00 di sabato – orario d’entrata in vigore del cessate il fuoco – e la mezzanotte, si sono verificati 387 bombardamenti, 19 assalti di fanteria e ben 290 utilizzi di droni da parte delle forze russe. Zelensky ha parlato di un cessate il fuoco solo apparente: “L’esercito russo sta cercando di creare un’impressione generale di tregua, ma in realtà prosegue in molte aree i tentativi di avanzata e le operazioni militari”, ha dichiarato. Le zone più colpite sono Donetsk, Zaporizhzhia, e la regione meridionale di Kherson, dove un uomo di 58 anni è rimasto ucciso in un attacco con droni lanciato appena un’ora dopo l’avvio ufficiale della tregua. Sono inoltre state segnalate esplosioni a Kiev e raid russi su Kharkiv. Non solo: secondo fonti ucraine, le operazioni militari russe hanno continuato anche nelle regioni di Kursk e Belgorod, in territorio russo, dove da tempo le truppe di Kiev conducono operazioni transfrontaliere. “Stiamo documentando ogni direzione del fronte – ha scritto Zelensky sui suoi canali social – le ostilità proseguono nonostante gli annunci del Cremlino”.
Mosca: “Tregua violata da Kiev”
Dal canto suo, Mosca ha denunciato bombardamenti ucraini contro le città di Donetsk e Gorlovka. Secondo il ministero della Difesa russo, nella notte tra sabato e domenica le forze armate di Kiev avrebbero lanciato 48 droni per effettuare più di 900 attacchi, principalmente contro le regioni di confine di Bryansk, Kursk e Belgorod, oltre a un’azione con droni sulla Crimea. Secondo le autorità locali, in alcuni casi sarebbero stati lanciati colpi di artiglieria pesante e sganciate munizioni direttamente su centri abitati. Il bollettino del ministero parla di “444 episodi di fuoco nemico con mortai e cannoni”.
Una tregua mediatica
Nel frattempo la proposta di una tregua estesa per 30 giorni, accettata dall’Ucraina già da un mese e rifiutata dal Cremlino, resta ufficialmente sul tavolo. Ma la realtà sul campo racconta un’altra storia: “Deporremo le armi quando lo farà anche la Russia. Le nostre azioni saranno simmetriche, proporzionate alle provocazioni nemiche”, ha dichiarato Zelensky, sottolineando come la Russia stia cercando di sfruttare la narrazione del cessate il fuoco per guadagnare tempo e posizioni, mascherando sotto il velo di un’iniziativa pacificatrice una strategia di logoramento.
Tajani: “Putin lancia segnali a Trump”
Nel mezzo del fuoco incrociato, le diplomazie europee provano a interpretare le mosse di Mosca. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, intervenuto a “4 di sera weekend” su Rete4, ha letto la breve tregua pasquale come un possibile segnale lanciato da Putin al presidente americano Donald Trump: “Due giorni non sono nulla, ma potrebbero rappresentare un tentativo di distensione”, ha detto Tajani. Il ministro ha confermato il sostegno dell’Italia all’indipendenza dell’Ucraina, ma ha anche invitato a lavorare per la pace. “Ci possiamo fidare di Putin? Mi auguro di sì, ma non sarà facile arrivare a un accordo”, ha ammesso. Anche l’Unione Europea, per voce della portavoce per gli affari esteri Anitta Hipper, ha espresso scetticismo: “La Russia potrebbe fermare questa guerra in qualsiasi momento. Servono azioni concrete, non annunci simbolici”.
Il 9 maggio alle porte
Sul piano simbolico, la tensione sale in vista del 9 maggio, festa nazionale russa che celebra la vittoria sul nazismo. L’Unione Europea ha già fatto sapere di non tollerare la partecipazione di paesi candidati all’UE alle celebrazioni moscovite, giudicate inopportune in un contesto di guerra. Mosca, per tutta risposta, annuncia che alla cerimonia parteciperanno i leader di diversi paesi alleati, tra cui Bielorussia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. A rendere ancora più roventi i toni ci ha pensato Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, che ha lanciato un attacco frontale all’Unione Europea. “L’UE vuole far rivivere l’ideologia del nazismo”, ha dichiarato in un’intervista televisiva, riferendosi alla proposta di vietare ai leader europei la partecipazione alle celebrazioni russe del 9 maggio, giorno della vittoria sulla Germania nazista. Secondo Lavrov, “non esiste parola che possa descrivere questa follia”.