Con l’approssimarsi della Giornata nazionale del Made in Italy, che si celebra domani, Coldiretti lancia un nuovo e forte appello alle istituzioni italiane ed europee: serve una norma chiara e vincolante sull’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti. Un’azione ritenuta indispensabile per proteggere sia i consumatori che gli agricoltori italiani, oggi esposti a un mercato sempre più globalizzato e opaco. Secondo l’analisi realizzata da Coldiretti su dati Istat, commentando i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la Cina si conferma uno dei principali Paesi esportatori di materie prime alimentari verso l’Italia, con un giro d’affari che nel 2024 ha toccato gli 871 milioni di euro.
Ma dietro questi numeri si nasconde una realtà che allarma gli operatori del settore agricolo e i difensori della qualità agroalimentare italiana: molti dei prodotti importati da Pechino finiscono per essere trasformati e venduti come “italiani”, sfruttando la mancanza di trasparenza normativa.
Ortaggi e frutta ‘camuffati’ da italiani
In testa alla classifica delle importazioni dalla Cina ci sono concentrato di pomodoro, ortaggi e frutta semilavorati, seguiti da prodotti ittici e preparazioni a base di frutta. Si tratta di materie prime che vengono spesso trasformate in prodotti finiti – sughi, conserve, marmellate – che, senza un’indicazione chiara dell’origine, possono facilmente indurre in errore il consumatore, ignaro che ciò che acquista come ‘Made in Italy’ provenga in realtà dall’altra parte del mondo. “La mancanza di obblighi sull’origine degli ingredienti alimentari in etichetta favorisce frodi e concorrenza sleale – afferma Coldiretti –. È urgente introdurre una norma europea che imponga l’indicazione dell’origine su tutti i cibi venduti all’interno dell’Unione europea”.
Oltre ai problemi legati all’inganno del consumatore, ci sono anche serie preoccupazioni sul fronte della sicurezza alimentare. Le importazioni dalla Cina sono frequentemente oggetto di segnalazioni e allarmi sanitari da parte del sistema di allerta europeo (Rasff). Solo nel 2024 si sono verificati 52 casi di allarme alimentare legati a prodotti cinesi, molti dei quali giudicati gravi.
Tra i più rilevanti, Coldiretti segnala aflatossine sopra i limiti consentiti in noccioline, norovirus in alghe congelate; salmonella nel peperoncino, presenza di residui di pesticidi vietati da decenni in Europa, sostanze tossiche rilasciate da contenitori non conformi alle normative Ue. Si tratta di contaminazioni che mettono a rischio la salute dei cittadini e dimostrano la necessità di controlli più severi sulle importazioni, ma soprattutto di una normativa trasparente e uniforme per l’etichettatura.
Un milione di firme
Proprio per affrontare questi rischi in modo strutturale, Coldiretti ha lanciato una proposta di legge di iniziativa popolare a livello europeo, con l’obiettivo di raccogliere un milione di firme per introdurre l’obbligo di etichettatura dell’origine su tutti i prodotti alimentari. “È un’azione di civiltà e di tutela – spiega l’organizzazione – che va nella direzione della trasparenza, della legalità e della difesa del vero Made in Italy. Il consumatore ha il diritto di sapere da dove proviene ciò che mangia, e l’agricoltore ha il diritto di non subire concorrenza sleale da chi opera con standard più bassi e minori garanzie sanitarie”. “Non si tratta di protezionismo – chiarisce Coldiretti – ma di garantire regole uguali per tutti, evitando che dietro etichette ambigue si nascondano inganni per il consumatore e danni per il sistema produttivo nazionale”.