sabato, 11 Gennaio, 2025
Cultura

Il vero volto di Leopardi

L’ispirazione francese del poeta recanatese è nota a tutti gli studiosi, ma è stato dimostrato che ebbe modo di conoscere anche la letteratura inglese, in particolare del feroce circolo satirico degli Scriblerians, che lo affascinò e lo ispirò quanto l’eroico Byron

La docu-fiction appena andata in onda su Rai 1 dedicata a Giacomo Leopardi ha il grande merito di restituire alla storia, alla critica letteraria e al comune sentire un ritratto del poeta assai più veritiero di quello che ci raccontano a scuola. Eppure, già a sfogliare il suo “Epistolario” si potrebbe scoprire un carattere molto più combattivo e meno metafisico e lamentevole di quanto la tradizione voglia continuare a tramandare. Come ben tratteggiato anche nello sceneggiato a firma Sergio Rubini, Leopardi, infatti, scende in campo in maniera palese riguardo l’impegno civile, non filosofeggia soltanto, scegliendo di brandire la spada, tra le più infuocate, della satira politica. Tracce se ne trovano nello “Zibaldone”, nelle “Operette morali”, nei “Nuovi credenti”, e, soprattutto, nei “Paralipomeni alla Batracomiomachia”, poema eroicomico di ispirazione pseudo omerica sulla guerra dei topi e delle rane, ossia dei liberali legittimisti (topi), dei Borboni (rane) e degli austriaci (granchi), tutto ammantato di religioso materialismo.

Il poema eroicomico tratta un soggetto futile e leggero con tono e linguaggio da poema epico in modo che dal contrasto nasca la comicità. È un genere che si sviluppò in Italia molti anni prima come reazione ai poemi epico-cavallereschi ed espressione della definitiva e radicale distruzione di quegli ideali, ma che cadde in disuso molto presto. Lo riscoprì il ‘700 inglese, secolo estremamente logico e razionale e per questo predisposto a manifestazioni satiriche contro tutta la cultura contemporanea. Grandi interpreti ne furono il Parnell, Swift e Pope. Alcuni studi hanno dimostrato che Leopardi, permeato sicuramente della cultura francese come tutti sanno, fu altrettanto affascinato anche da quel circolo anglosassone così come, poi, dal Byron.

La satira inglese accompagna la disputa pro e contro la nuova scienza puntando a liberare il genere letterario dal pregiudizio, sorretta da un’ispirazione purista che darà molta rilevanza alla ricerca di una lingua colta, perifrastica, artificiosa, tesa a sviluppare tutte le potenzialità dei significati. Anche Leopardi si sente autorizzato, a dispetto della prevenzione di cui ancora la satira gode, a difenderla quale manifestazione necessaria del genio. Plaude, infatti, alla lezione del Pope, secondo cui i grandi ingegni possono avere, accanto alla capacità di immaginazione, una naturale inclinazione allo scherzo, quasi “vene di mercurio in miniere d’oro” (Discorso sopra la Batracomiomachia, 1815- I-II).

Il poeta è attratto dall’eroicomico fin dalle prime esperienze giovanili, ma sarà il suo impegno sociale degli ultimi anni a dargli la spinta decisiva verso produzioni simili a quelle popiane e byroniane. Analoga la lotta all’attitudine della borghesia a confidare nel progresso tecnologico e nella religione, con soluzioni pseudo-attivistiche in politica e in letteratura. Una irrisione dell’uomo cittadino fotografato nel suo quotidiano, in definitiva solo frivolo e mondano, speso in conversazioni dalle pretese intellettuali e politiche, nei salotti e nei caffè. Una denuncia dei limiti e dei vizi del presente e del passato, della parte pedantesca, immobile, antiquaria della tradizione letteraria.

Quello che stimola la creatività dell’ultimo Leopardi è la vitalità, la passionalità la profondità del pensiero con il quale il Byron aveva riempito queste strutture retoriche. Sembra proprio che il nostro poeta reputi la satira politica idonea a esprimere meglio di altro il suo attivismo, l’impegno politico-umanitario degli anni residui della sua vita, pur non rinunciando alla produzione lirica di sempre. L’unica arma in mano ad un uomo minato nel fisico che difficilmente avrebbe potuto abbracciare un fucile come il suo eroe inglese. Insomma, un Leopardi comico e dissidente, quanto sconosciuto e ignorato. Difficile non rimanere impressionati dal pathos e dal coraggio di quest’uomo, fragile fisicamente, ma potente nello spirito libero dalle convenzioni che, sotto una forma o un’altra, ci lascia in eredità come modello morale.

 

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