Proibiti dal governo i viaggi all’estero per il presidente sudcoreano, il 63enne Yoon Suk Yeol, finito sotto inchiesta per presunte accuse di ribellione dopo la dichiarazione di legge marziale della scorsa settimana. L’evento ha sconvolto la Corea del Sud, una democrazia tra le principali economie mondiali. Fallita per non aver raggiunto il quorum, una mozione di impeachment in quanto i legislatori del People Power Party (PPP), il partito del presidente, hanno abbandonato il parlamento. L’opposizione ha 192 seggi, otto in meno della maggioranza necessaria. Il leader del PPP, Han Dong-hoon, ha dichiarato il presidente, eletto nel 2022, sospeso per “atti incostituzionali”. Il Primo Ministro Han Duck-soo collaborerà con il PPP per gestire gli affari pubblici, promettendo un’indagine “rigorosa, imparziale e trasparente”. L’ex ministro della Difesa Kim Yong-hyun, accusato di suggerire la legge marziale, è stato il primo arrestato. Anche il ministro degli Interni Lee Sang-min si è dimesso. Il primo ministro Han ha espresso “profondo senso di responsabilità” e si è scusato pubblicamente. “Il governo risolverà la crisi, seguendo la volontà del popolo”, ha affermato, ribadendo l’importanza dell’alleanza con gli Stati Uniti e i legami con Giappone. Ha chiesto collaborazione all’opposizione per approvare il bilancio. Il Partito Democratico ha criticato la risposta del PPP e del primo ministro. “Yoon deve essere arrestato e privato del comando militare”, ha detto il parlamentare Kim Min-seok. Il presidente si è scusato attraverso un discorso televisivo, dichiarando che le sue azioni erano urgenti. Ha promesso responsabilità legali e politiche, senza, tuttavia, dimettersi. Le sue scuse sono state giudicate insufficienti dal Partito Democratico, che lo accusa di insurrezione e promette di ripresentare la mozione di impeachment.