lunedì, 28 Ottobre, 2024
Cultura

‘Yog-Sothothery / Oltre la soglia dell’immaginario’: una lente sulla geopolitica della paura di Lovecraft

Il libro di Salvatore Santangelo illumina il legame tra l’universo letterario dello scrittore americano e le inquietudini degli Usa e del mondo moderno

Con ‘Yog-Sothothery / Oltre la soglia dell’immaginario,’ pubblicato da Castelvecchi Editore, Salvatore Santangelo ci regala un’opera complessa che non è solo una raccolta di saggi su Howard Phillips Lovecraft, ma una vera e propria esplorazione delle ansie e dei turbamenti che l’autore statunitense trasfigurava in letteratura. Santangelo, giornalista e docente di politica internazionale, affiancato da studiosi come Angelo Clementi, Virginia Como, Adriano Monti Buzzetti, Pietro Guarriello e Miska Ruggeri, illumina il legame tra l’universo letterario di Lovecraft e le inquietudini dell’America e del mondo moderno, offrendo una lettura che si distanzia dall’horror per toccare temi geopolitici e sociali.
Lovecraft, icona del ‘terrore cosmico’, è qui interpretato attraverso una chiave innovativa: le sue opere, oltre la superficie di mostri e paure ancestrali, sono specchi delle ansie di un’America in crisi di identità e delle sfide universali del Novecento. Santangelo evidenzia come Lovecraft, lontano da un semplice ruolo di narratore dell’orrore, sia piuttosto un ‘osservatore implacabile’ che usa le sue creature per esprimere il distacco e l’alienazione che prova verso una società in rapido cambiamento. I Grandi Antichi, figure arcaiche e minacciose, incarnano paure più che mai attuali: il timore del declassamento sociale, dell’omologazione culturale, e il pericolo di un’umanità che perde il controllo su sé stessa.
Uno dei passaggi più affascinanti del libro è il confronto tra Lovecraft e John Steinbeck, due autori apparentemente distanti, ma accomunati dal bisogno di testimoniare il proprio tempo. Se Steinbeck dà voce all’America rurale e proletaria della Grande Depressione, Lovecraft è il cantore di un’élite timorosa del cambiamento e della perdita di centralità. Quest’aspetto, come osserva Santangelo, rende Lovecraft precursore delle riflessioni di Samuel Huntington sullo scontro di civiltà: in un’America che stava diventando sempre più eterogenea, il mondo di Lovecraft è una fuga in un universo in cui i confini tra civiltà e barbarie sono tangibili e letali.

Il fascino del buio

Santangelo spinge oltre il classico orizzonte letterario di Lovecraft, con un riferimento suggestivo all’artista Edward Hopper, le cui tele urbane e desolate evocano un senso di isolamento affine a quello lovecraftiano. Dipinti come Nighthawks o Automat non rappresentano semplicemente scene di vita urbana, ma colgono l’essenza della solitudine e della distanza. Questa analogia visiva sottolinea come, per Lovecraft, la paura non derivi solo dai Grandi Antichi, ma dal vuoto spirituale e dall’alienazione che permeano la società moderna, un tema simile a quello esplorato da Renzo De Felice nel contesto storico del fascismo e della fragilità sociale. La figura di Lovecraft emerge in questo libro anche come quella di un critico della modernità: non un visionario ottimista, ma un autore che percepisce la tecnologia e il progresso come forze che, invece di emancipare, rendono l’uomo sempre più impotente di fronte a un universo ostile. Santangelo e i suoi collaboratori suggeriscono che Lovecraft, con il suo rifiuto dell’attualità, anticipi molte delle riflessioni odierne sull’impatto del progresso tecnologico e sull’esigenza di riscoprire le radici culturali, cercando rifugio in una dimensione estetica dove l’arte può prevalere sulla realtà cruda.

‘Yog-Sothothery’ chiude con un parallelo incisivo tra le paure di Lovecraft e quelle dell’America contemporanea, una nazione in cui le ansie di declassamento e frammentazione culturale restano centrali. L’approccio di Santangelo ci invita a non relegare Lovecraft al mondo della narrativa fantastica, ma a considerarlo una lente attraverso cui leggere la geopolitica della paura, tema centrale della nostra era globale. Nell’epoca delle crisi identitarie e del sovranismo, Lovecraft diventa il simbolo di un disagio esistenziale che sembra attraversare il tempo.

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