Il dibattito è in corso da tempo: siamo nell’era geologica, ancora, dell’Olocene oppure l’impatto dell’uomo, negli ultimi decenni, è così forte da aver cambiato l’era in Antropocene? Non è una decisione politica, ma scientifica e devono mettersi d’accordo soprattutto i geologi. Nei giorni scorsi l’Unione Internazionale delle Scienza Geologiche (Uicg) ha sancito che non siamo ancora così impattanti: resta l’Olocene, ma però… l’uomo sta causando grandi cambiamenti. E’ pur vero che l’Antropocene si caratterizza per un aumento dei gas serra, la diffusione delle microplastiche e inquinanti vari, l’estinzione di massa delle specie, ma non basta per archiviare il periodo geologico iniziato circa 12.000 anni fa. L’epoca “umana” deve ancora iniziare.
Antropocene è un indicatore
L’Uicg ha approvato la decisione “di respingere la proposta di un’epoca dell’Antropocene come unità formale di scala temporale geologica”, confermando una votazione terminata il 4 marzo scorso. Alcuni membri del comitato elettorale hanno espresso dubbi sul modo in cui è stata presa la decisione e sull’equità della procedura, argomentazioni respinte dalla Uicg, la quale ha ritenuto che, sebbene una nuova epoca geologica non sia propriamente costituita, il termine Antropocene continuerà ad essere ampiamente utilizzato. Dunque una decisione che rispecchia la diatriba che dura da decenni e dalla soluzione che non è una soluzione: “rimarrà un indicatore inestimabile dell’impatto umano sul sistema Terra”, ha chiarito l’organizzazione, nota per la sua intransigenza nei confronti dei cambiamenti.
A che punto siamo
Nel 2009 è stato creato un gruppo di lavoro per determinare in che misura l’umanità ha cambiato o meno le epoche geologiche, da quando e quali sono i segni più emblematici. A luglio scorso, dopo quasi 15 anni di studi, i membri del gruppo hanno scelto il lago Crawford, vicino a Toronto, in Canada, come sito di riferimento per l’inizio dell’Antropocene. I sedimenti stratificati sul fondo di questo lago, carichi di microplastiche, ceneri della combustione di petrolio e carbone e ricadute radioattive delle esplosioni nucleari, sono la migliore prova che si è aperto un nuovo capitolo nella storia della Terra, hanno poi concluso gli scienziati. Non vi è alcun disaccordo sul fatto che “l’età dell’uomo” abbia causato profondi cambiamenti globali, ha riconosciuto Erle Ellis, uno scienziato ambientale critico nei confronti della proposta dell’Antropocene.
Non c’è limite rigido
Ma “la verità è che non è necessario stabilire un limite rigido. Semplicemente non è la questione più importante”, ha affermato Ellis, professore di geografia e sistemi ambientali all’Università del Maryland. Per Martin Head, professore di scienze della Terra alla Brock University in Canada e sostenitore del riconoscimento dell’Antropocene, ci sono “una miriade di segni geologici” di questa nuova era. Per Head il rifiuto della IUCG è “un’occasione mancata per riconoscere e approvare una semplice realtà, vale a dire che il nostro pianeta ha abbandonato il suo stato naturale a metà del 20 secolo”.