venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Il Ministro Lollobrigida limita gli ami dei palamiti: Coldiretti Impresa Pesca soddisfatta

Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, guidato da Francesco Lollobrigida, ha preso una decisione imposttnate per il settore della pesca, limitando il numero di ami consentiti ai dilettanti per la pesca con il palamito da 200 a 50. Questa mossa ha suscitato grande soddisfazione da parte di Coldiretti Impresa Pesca, che ha accolto positivamente l’iniziativa. Coldiretti Impresa Pesca ha sottolineato che questa decisione è un passo importante nella lotta contro coloro che utilizzano illegalmente il palamito, danneggiando così la pesca professionale. Il palamito è un attrezzo tecnico destinato principalmente agli operatori professionali, e l’eccessivo utilizzo da parte dei pescatori dilettanti, che spesso gettano in acqua fino a 200 ami, ha creato un impatto negativo sull’industria ittica. “È evidente che questa decisione vada nella direzione di contrastare tutti coloro che utilizzano in maniera illegale questo attrezzo andando avalerio danneggiare la pesca professionale”, ha sottolineato Coldiretti Impresa Pesca. L’associazione ha anche evidenziato la pratica discutibile di alcuni pescatori che si dichiarano ricreativi, ma che in realtà operano come professionisti, utilizzando il palamito in modo eccessivo e dannoso per l’ambiente marino.

La limitazione del numero di ami consentiti ai dilettanti non solo contribuirà a preservare le risorse ittiche e a proteggere l’ecosistema marino, ma supporterà anche gli operatori professionali della pesca in un momento di particolare difficoltà per il settore. “Questa decisione va nella direzione di contribuire a migliorare la tutela del mare e delle sue risorse ittiche e aiutare gli operatori professionali della pesca in un momento di particolare difficoltà del settore”, ha affermato Coldiretti Impresa Pesca. La volontà del Ministero di intensificare i controlli e di garantire il rispetto delle normative sulla pesca è vista come un passo fondamentale per il miglioramento complessivo del settore ittico. Coldiretti Impresa Pesca ha accolto con favore questa iniziativa, sottolineando l’importanza di un’azione congiunta per promuovere una pesca sostenibile e responsabile.

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un commento

matteo lunedì, 11 Marzo 2024 at 12:06

Sono nato e vivo il liguria
Ho imparato a pescare con il palamito da mio nonno e sto insegnando quest’arte a mio figlio che ha 6 anni.
Trovo il provvedimento del ministro terribilmente lesivo della libertà e dei diritti dei cittadini amanti del mare e della tradizione marinara. E mi chiedo se sia costituzionalmente e amministrativamente possibile che un ministro possa emanare dei regolamenti così restrittivi della libertà di un individuo (non dimentichiamoci che il mare è una risorsa a disponibilità di chiunque) senza che il provvedimento sia stato preliminarmente presentato e discusso nelle sedi opportune.
Consiglio a tutti gli interessati all’argomento di leggere l’articolo che si può trovare sulla rivista on line “il giornale dei marinai” https://www.ilgiornaledeimarinai.it/palamiti-facciamo-il-punto-sul-disegno-di-legge-c-338/
E’ un articolo di alcuni anni fa, scritto da esperti del settore, tra l’altro super partes, non essendo (credo) afferenti ad alcuna associazione di pesca dilettantistica. Di cui condivido pienamente i contenuti.
Personalmente ho un principio etico morale: possedere una barca è un lusso e poterla utilizzare un privilegio, non è una necessità, non ho mai venduto un pesce che ho pescato e non lo venderei mai, mi ritrovassi in ristrettezze economiche venderei prima la barca. Infatti sarei disponibile a pagare una tassa, al pari di quanto accade per le acque interne, per continuare a pescare liberamente in mare. Con la speranza inoltre di vedere i miei diritti, e soprattutto i “diritti del mare” e dei pescatori professionisti maggiormente tutelati. Ovviamente a fronte di opportune strategie sanzionatorie e di repressione del “mercato” del pesce illegittimo.
Il decreto e le sue motivazioni sono assurdi, come se gli organi di polizia addetti al controllo non sappiano contare sino a duecento ma solo sino a cinquanta o non sappiano chiedere conto delle fatture commerciali a pescherie e ristoranti. Una tassa equa per il pescatore sportivo potrebbe essere una risorsa per investire sui controlli e sulla gestione.
La sostenibilità ambientale della pesca professionale e di chi sostiene che il nemico del mare sia il pescatore amatoriale, con le tecniche tradizionali, si può vedere nei video della pesca professionale costiera in liguria con lampara e reti a circuizione che circolano in rete. Se ne trovano numeriosi, registrati in anni diversi nello stesso periodo dell’anno tra la metà di ottobre e la metà di novembre, quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 17°: le orate in questo periodo si aggregano in grossi banchi per l’accoppiamento. E’ facile con le strumentazioni elettroniche moderne individuarle e PRELEVARLE TUTTE. Si tratta di esemplari in media di 4 kg di peso. Eliminandone a tonnellate il danno ambientale e le ripercussioni sullo stock sono devastanti. Viene infatti praticamente eliminata la totalità degli individui che hanno raggiunto la maturità sessuale. A livello locale la conseguenza è una riduzione drastica della popolazione che per riprendersi impiegherà decenni.
Andrebbe inoltre considerato che pesci di quella taglia per costo commerciale (4kg x 30 euro al kg…..) e per dimensioni (chi è capace a cucinare un orata di 4kg?) hanno un mercato limitato…e che nel periodo in cui si pescano, in liguria ed in praticamente tutte le regioni costiere italiane, siamo in bassa stagione con ristoranti e strutture ricettive chiuse….quindi un patrimonio di biodiversità (e di prelibatezze gastronomiche) che spesso inevitabilmente viene svenduto, destinato al congelamento o addirittura alla filiera dei mangimi per gli allevamenti. E vogliamo parlare di sostenibilità?!?

Questo serrvirebbe: leggi e regolamentazioni calibrate su cicli biologici delle specie e sull’uso di attrezzi e strumentazioni selettivi e sostenibili.

Assurdo è che in liguria e nell’alto tirreno, il mese di fermo pesca per lo strascico, normalmente cada nel mese di settembre: quando tra le specie di interesse commerciale nessuna è in fase di riproduzione!

Confido e spero che sia concretamente possibile aprire un dialogo con il ministero per rivedere le normative e le limitazioni in modo ragionato e su basi tecnico scientifiche concrete e comprovate

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