Solo nella scorsa settimana la Dia ha sequestrato beni per milioni di euro e denunciato mafiosi e ndranghetisti tra Salerno, Ancona, Foggia e Reggio Emilia. Segno dell’evoluzione delle mafie è proprio il sequestro di beni e le interdittive, che aumentano ogni anno. E’ finita l’epoca della coppola e della lupara; oggi le mafie infiltrano i settori produttivi approfittando di ingenti capitali accumulati con attività illecite. Piuttosto corrompono. È questa la sintesi della Relazione semestrale della DIA presentata al Senato e relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre del 2022. “L’impegno contro la mafia”, è scritto nelle conclusioni del Rapporto, “non può concedersi pausa alcuna, il rischio è quello di ritrovarsi subito al punto di partenza.”
Infiltrazioni nei mercati e politica
I sodalizi mafiosi contemporanei prediligono agire negli ambiti illeciti che destano minore allarme e riprovazione sociale ma che generano ingenti profitti poi immessi nei circuiti legali con conseguenti effetti distorsivi dei mercati. Molta prevenzione viene fatta dalle Forze dell’ordine, in questi anni, soprattutto riguardo i fondi erogati dallo Stato e dell’Unione Europea e tra le amministrazioni locali. Nel 2022 sono stati 36 i comuni interessati da gestioni commissariali straordinarie. Le commissioni straordinarie hanno gestito 11 comuni in Calabria, 8 in Campania, 7 in Sicilia, 7 in Puglia, 2 nel Lazio, 1 in Valle D’Aosta, per una popolazione complessiva di 747.159 abitanti. Gli scioglimenti di consigli comunali disposti nel 2022 sono stati 11, di cui 4 in Campania, 3 in Calabria, 2 nel Lazio e 2 in Puglia.
‘Ndrangheta mafia “dominatrice”
È cambiato il “modus operandi”: i vincoli associativi vengono mantenuti mediante il perseguimento del profitto economico le speculazioni finanziarie anche a livello europeo e internazionale. La Relazione si sofferma sulle capacità delle mafie di adattarsi ai nuovi contesti: dai social al metaverso. Dalle piattaforme criptate al dark web. C’è una mafia digitale, onnipresente, ma che non si percepisce e non si vede. Nell’anno scorso c’è stato un incremento, soprattutto nelle regioni meridionali, del traffico di influenze illecite e della induzione indebita a dare o promettere utilità. È cresciuta la ricettazione al Nord e al Centro Italia. Il dato relativo alle estorsioni, rilevato in crescita al Centro, tra l’altro “potrebbe rappresentare una maggiore propensione alla denuncia del fenomeno da parte delle vittime.” Lenta e progressiva, ormai dal secondo semestre del 2021, la diminuzione del “traffico di stupefacenti” dove primeggiano le mafie albanese, nigeriana e sudamericana, sempre più integrate con la delinquenza locale. Tra queste ultime, la ‘ndrangheta si conferma “l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le regioni italiane.”
Prevenzioni, sequestri e interdittive
Il documento dell’Antimafia, inoltre, illustra il percorso di intensificazione della cooperazione internazionale attraverso il progetto della Rete Operativa Antimafia @ON di cui la DIA è ideatore, promotore e Project Leader. Il progetto ha visto un’ulteriore espansione grazie alla disponibilità presso EUROPOL di dati provenienti proprio dalle piattaforme di comunicazioni criptate, poste sotto sequestro da varie Autorità Giudiziarie estere. Quanto alla prevenzione la DIA ha continuato a garantire il constante monitoraggio dei flussi finanziari finalizzato ad individuare e recuperare i patrimoni illecitamente accumulati anche fuori dai confini nazionali. Nel solo secondo semestre 2022 sono stati sequestrati oltre 30 milioni di euro (92 nel primo semestre), monitorate 648 imprese, 41 accessi ai cantieri. Confiscato beni per 181,4 milioni (43,4 nel primo semestre). Sono state imposte 350 interdittive antimafia, e analizzate 80.249 segnalazioni per operazioni sospette; i corrispondenti soggetti segnalati sono risultati 836.536 di cui 518.805 persone fisiche. Le regioni più interessate a provvedimenti interdittivi sono Emilia-Romagna (136) e Sicilia (125).