venerdì, 20 Settembre, 2024
Economia

Pensioni. Cgil e Uil: niente risposte, mobilitazione. Medici, nuovo confronto, il contratto resta lontano 

Cisl: la soluzione? 41 anni di contributi senza limiti di età

Sulle pensioni nuove tensioni e pochi spiragli per arrivare a definire una riforma. L’unica certezza che in agosto sarà tutto sospeso, la prossima data del confronto sara il 5 settembre.

La Cgil annuncia di essere delusa e già pronta alla mobilitazione in autunno giudicando l’ultima riunione tenuta al ministero del Lavoro del tutto “insufficiente” e “senza risposte per i lavoratori”. Per la Uil, in linea con la Cgil, la riunione si è conclusa senza “nessun costrutto”. La Cisl, invece, ragiona sui numeri e scenari possibili, puntando sull’accesso alla pensione dai 62 anni di età ma senza alcun riferimento all’età, in presenza di 41 anni di contributi. Su un fatto tuttavia sono tutti d’accordo: togliere di mezzo la Legge Fornero e la soglia dei 67 anni.

Medici niente contratto

Situazione difficile anche per i medici. Mentre il Servizio sanitario è in forte difficoltà, il rinnovo del contratto (2019-2021) che riguarda 130 mila medici è ancora oggetto di una discussione che vede le parti distanti e forse per ora inconciliabili.L’ennesima fumata nera nella trattativa con l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) è spiegata dal segretario nazionale Anaao  Assomed, Pierino Di Silverio. “La trattativa è stata aggiornata alla prossima settimana”. Per l’Intersindacale medica sono 10 i punti della trattativa che devono essere sodisfatti, dall’abolizione del tetto di spesa per l’assunzione di personale; la riforma della legge 502 che proponga nuovi modelli organizzativi; il congruo finanziamento del contratto per il triennio 2022-2024; la defiscalizzazione di parte del salario; la riduzione dell’orario di valori. Mentre di cerca una intesa la situazione negli ospedali è di particolare difficoltà. Il calo dei camici bianchi diventa un crollo nei reparti di emergenza, come il pronto soccorso dove mancano 4 mila medici; il fronte degli specialisti ha un buco di 10 mila unità, che il Ssn deve recuperare affannosamente tra professionisti esterni; c’è la crisi dei medici di famiglia, ne mancano 5 mila, con famiglie che non sanno a chi appoggiarsi. A buco dei medici  si somma la carenza di 70mila infermieri.

Cgil e Uil: nessun risultato

Sul tema previdenza c’è invece uva situazione di confronto che appare un fiume carsico. Tra annunci e rinvii.

“Sulla previdenza”, osserva critica la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione che ricorda come “dopo sette mesi di incontri non c’è nessuna risposta dal Governo”. “Non siamo ancora in grado di dire ai lavoratori quando e come potranno aver accesso alla pensione. In assenza di risposte la previdenza resterà una delle tante ragioni”, puntualizza l’esponente Cgil, “della nostra mobilitazione che ci riporterà in piazza in autunno”. Critica la V posizione della Uil. “Il Governo è stato silente anche oggi”, evidenzia Domenico Proietti, segretario confederale, “Nel corso dell’incontro ci hanno chiesto, per l’ennesima volta, di illustrare le proposte unitarie sulla flessibilità pensionistica, cosa che per educazione abbiamo fatto. Discussione puramente accademica e senza alcun costrutto. È arrivato il momento che il Governo scopra le carte e dica”, sottolinea Proietti, “come ripetutamente affermato in campagna elettorale, se vuole introdurre una flessibilità di accesso alla pensione più diffusa”.

La Cisl pronta a discutere

Il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga apre al confronto a condizione che si ragioni di flessibilità in uscita.

“Nell’incontro ci si è confrontati sulla flessibilità per andare in pensione e sugli esodi e la Cisl ha ribadito che è necessario consentire l’accesso alla pensione dai 62 anni di età ma anche”, sottolinea Ignazio Ganga, “senza alcun riferimento all’età, in presenza di 41 anni di contributi. Inoltre, bisogna eliminare le soglie economiche che restringono le possibilità di accesso alla pensione per chi rientra nel calcolo interamente contributivo della pensione”. “La rigidità di queste soglie, introdotta dalla legge Fornero, è in contrasto con il sistema contributivo disegnato nel 1995. Infatti, se non si raggiunge una pensione di almeno 700 euro al mese, la pensione di vecchiaia è rinviata a 71 anni e quindi conviene l’assegno sociale che si ottiene a 67 anni”.

Il paradosso contabile

Nel fare i conti la Cisl sottolinea che con le regole attuali si assiste al paradosso che l’assistenza rischia di diventare più favorevole della pensione calcolata sui contributi. In ogni caso, la Cisl ribadisce che la flessibilità per andare in pensione “non può essere scambiata con il calcolo interamente contributivo della prestazione”. Con una avvertenza al Governo e alle imprese. “Esodi, isopensione e contratto di espansione, oggetto del confronto odierno, devono essere sostenuti anche per estenderli alla piccola e media impresa a condizione”, secondo la Cisl, “che siano collegati all’assunzione di giovani e che, in ogni caso, i lavoratori coinvolti in processi di riorganizzazione aziendale non vengano penalizzati sulla futura pensione”.

I paletti delle risorse da trovare

Il percorso per dare vita alla riforma, progetto fallito dagli ultimi governi, sarà comunque lungo e non scontato. C’è un ostacolo economico che si paleserà in autunno. Secondo indiscrezioni contabili, il budget a disposizione non potrà superare 1,5 miliardi, una cifra ampiamente insufficiente per i sindacati. La riforma per Cgil, Cisl, Uil e Ugl – pur da posizioni diverse – deve dare risposte ad una platea di lavoratori che attendono norme chiare e soprattutto maggiori tutele per  donne, giovani  e lavoratori  con mansioni usuranti. Sciogliere il nodo della flessibilità in uscita. In sintesi si chiede un abbassamento della soglia di età e nel contempo assegni più remunerativi. Su queste richieste il sindacato non vuole e non può desistere, nel contempo più che il ministero del lavoro, a fare i conti è il Mef, ma i presupposti non sono ottimisti. La Nota di aggiornamento sullo stato dell’economia ha già previsto che la  spesa pensionistica  crescerà del 7,9% nel 2023. Anche i partiti che lo scorso anno erano in campagna elettorale, sono oggi costretti a smorzare i toni. Di tutte le proposte di miglior favore per i neo pensionati sono rimaste in piedi solo ipotesi. Tra queste, ad esempio, la “flessibilità in uscita e accesso alla pensione favorendo il ricambio generazionale”. Il Governo ha inoltre istituito un Osservatorio sulla spesa previdenziale, cioè come spiegare ai sindacati con le cifre che il perimetro delle risorse è limitato.

Flessibilità, donne e giovani

I sindacati puntano a migliorare la normativa sulla flessibilità in uscita e definire i meccanismi di staffetta generazionale per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro senza disperdere il patrimonio di competenze dei più anziani.

Si attendono modifiche a Opzione donna, misura ridimensionato con la legge di bilancio. Tra le aspettative di Cgil, Cisl, Uil e Ugl l’estensione degli esodi incentivati, con la possibilità di uscita anticipata parzialmente a carico delle imprese. Il contratto di espansione tuttavia si rivolge alle aziende sopra i 50 dipendenti.

Trattativa, ecco le nuove date

Con una trattativa che si muove a rallentatore, disponibilità economiche incerte e al di sotto delle aspettative l’unica via d’uscita appare quella delle proroghe di Quota 103 e Ape sociale e di modifiche per i lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, e migliorare le possibilità di Opzione donna.

Dopo ieri le prossime date per gli incontri sono il 5 settembre (sulla tutela pensionistica delle donne), il

18 settembre (sulla previdenza integrativa). Il tutto andrà definito dopo che l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale, e il ministro del Lavoro,  Marina Calderone,  avrà fornito dati aggiornati e la Nota di aggiornamento al Def.

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