Il Museo del Risparmio di Torino ha elaborato e promosso una nuova ricerca campionaria sul territorio nazionale dal titolo “Genitori e figli: quanto conta la famiglia nell’approccio all’uso del denaro da parte delle nuove generazioni” con l’obiettivo di capire se i modelli di gestione del denaro sono parte del contenuto educativo offerto dai genitori, in che modo questi contenuti si trasferiscono a livello generazionale e come vengono fatti propri dai ragazzi. Sono stati indagati numerosi aspetti collegati alle relazioni all’interno del nucleo familiare e con soggetti terzi dai quali emerge la necessità di un maggior coinvolgimento delle famiglie sui temi finanziari. Oltre alla componente sociodemografica, le domande del questionario hanno riguardato le modalità di comunicazione tra genitori e figli, la frequenza e la tipologia delle attività svolte in famiglia; i modelli educativi relativi al denaro e alla sua rappresentazione sociale; i comportamenti auto-dichiarati in materia di gestione dei soldi, il ruolo dello studio e della scuola nella formazione delle nuove generazioni. Il quadro che emerge è quello di famiglie in grado di dialogare fattivamente, nelle quali il titolo di studio, il livello culturale, il reddito e la localizzazione geografica giocano un ruolo importante nella trasmissione di comportamenti e valori associati al denaro. I ragazzi considerano i genitori modelli da seguire anche se il livello di conoscenza economico-finanziaria degli adulti non è particolarmente elevato. Ma più che seguire i predicamenti viene seguito l’esempio concreto.
L’educazione alla gestione consapevole del denaro, dal punto di vista pratico, passa dall’attribuzione di somme periodiche da gestire in completa autonomia, la cosiddetta “paghetta” che può avere cadenza settimanale o mensile. Il passaggio intra-familiare di modelli valoriali relativi alla gestione rischio, al risparmio e alla rappresentatività sociale del denaro appare abbastanza evidente mentre meno contagiosa è la percezione di ansia e di malessere. i ragazzi si dichiarano meno coinvolti dallo stress collegato alla gestione del denaro e hanno una visione meno pessimistica del futuro. Mentre la famiglia (e in particolare la madre) appare saldamente il punto di riferimento in materia di denaro ,la scuola non sembra avere un ruolo significativo in questo ambito né per i ragazzi né per gli adulti. Dal punto di vista del genere, le differenze maggiori si evidenziano tra madri e padri mentre tra i giovani il divario sembra parzialmente smussato, seppure i modelli educativi rimangano parzialmente disallineati. Sui temi economici e finanziari la famiglia non trova dunque spazi dialettici esterni neanche con la scuola e ritiene che sia un suo compito occuparsi dell’educazione alla buona gestione del denaro della prole. La continuità familiare evidenzia, tuttavia, un approccio alla gestione del denaro fortemente ancorato al passato che genera una ripetizione di schemi che possono limitare la progettualità futura e l’autonomia dei figli, anche quando le intenzioni degli adulti possono essere diverse.