Il Maestro Tonino Battista, possiede una grandezza rara: la capacità di guidare l’ascoltatore fin sotto le colonne delle più complesse architetture musicali. Mai termine Maestro è più adeguato, nel rivolgerci a Tonino Battista, Direttore principale e coordinatore artistico della PMCE, Parco della Musica Contemporanea Ensemble, con cui ha realizzato per il Romaeuropa Festival un grandioso, impegnativo omaggio a Iannis Xenakis, per il centenario della nascita di questo compositore, considerato un genio del secondo ‘900. Il Maestro Tonino Battista, è conosciuto anche per la straordinaria capacità di permeare e interpretare tutte le partiture e tutte le epoche musicali. Queste qualità di interprete senza confini lo definiscono tra i più versatili direttori della scena internazionale e gli consentono di dominare un repertorio vastissimo, dal barocco al contemporaneo, passando per il teatro musicale, il musical e la musica applicata. Ha collaborato con i più grandi interpreti e compositori viventi, tenendo a battesimo numerosissimi lavori. Karlheinz Stockhausen lo ha annoverato tra i suoi interpreti preferiti. Questa è l’intervista che ci ha rilasciato:
Xenakis è un compositore che richiede uno sforzo al limite dell’assumibile, perché?
Spesso nella musica che è stata concettualizzata in maniera estrema, nella seconda metà del Novecento, l’aspetto esecutivo è stato escluso. Molti compositori, anche con un atteggiamento abbastanza snob, hanno cominciato a prediligere il pensiero architettonico della composizione al di là del lavoro fisico che c’è per fare di una composizione un’esperienza sonora. In un certo momento della nostra storia della musica è stata messa in secondo piano, perché il focus della composizione era il concetto. Le note venivano concepite sinergicamente, insieme all’atto della trasformazione del segno in suono, trascurando la reale realizzabilità attraverso uno strumento musicale. Xenakis è certamente tra i compositori più concettuali che ci sono, allo stesso tempo è come se lui avesse consapevolezza della richiesta fisica che faceva all’esecutore, che si trova con la sua musica davanti una prestazione vicino al limite dell’impossibile, ma comunque eseguibile. Uno degli aspetti che più mettono in difficoltà sono quelli della dissociazione completa tra quello che normalmente la musica fa (perché noi reagiamo in maniera istintiva alla musica, soprattutto al fenomeno ritmo nella musica, che è spesso collegato alla pulsazione cardiaca, cioè all’isoritmo), cioè generare un meccanismo cerebrale che ci porta istintivamente a battere il piede quando ascoltiamo una musica che lavora su una pulsazione costante. Nella musica di Xenakis invece si sovrappongono pulsazioni estremamente contrastanti tra di loro. Di conseguenza ogni musicista si trova dentro un architettura complessa e deve gestire indipendentemente da tutti gli altri questa sua pulsazione interna che è completamente diversa da quella degli altri musicisti che costituiscono l’ensemble. Questo è in forte contrasto con il nostro istinto e con ciò che fa della musica un polo di sincronizzazione. Come ha avuto modo di sentire il percussionista e il pianista operavano questa dissociazione con una possibilità che a loro è data dallo strumento, perché possono suonare contemporaneamente con le due mani due partiture indipendenti. La difficoltà e la grandezza degli esecutori può essere compresa nel tenere conto che questa dissociazione è controllata comunque da un unico cervello. Lo stesso dicasi degli altri esecutori, portano avanti ognuno una partitura contrastante con quella di tutti gli altri.
Eppure vediamo un effetto sul pubblico che non è di straniamento, ma di turbamento e distensione finale. Xenakis può rappresentare il nostro tempo?
Quello Xenakis ha fatto nei brani che abbiamo ascoltato e che torna come una costante nelle sue opere questa operazione di gratificazione nel tempo. Tutti i momenti più caotici che sconcertano e disorientano la percezione, arrivano prima o poi ad una condizione di chiarezza in cui il ritmo si riallinea. L’altra sera ad un certo punto era presente una coralità pazzesca tra gli strumenti, veniva fuori una linea melodica inequivocabile, suonata da tutti i musicisti allo stesso modo. Il compositore sembra volerci dire che il contrasto forte che c’è tra caos e ordine, il superamento del caos per tornare all’ordine, debba essere guadagnato attraverso l’ascolto. Questo trovo che sia un elemento di estremo valore di questo compositore, capace in questo modo di essere contemporaneo, di incarnare i nostri tempi, tra fratture, dissociazione e tensione verso il superamento di questo stato, e di costituirsi come imperituro rappresentante della condizione umana. Altri autori contemporanei a Xenakis, come ad esempio Stokhausen, tenevano conto di questa necessità di riarmonizzazione, negli anni dopo la seconda Guerra mondiale arrivano al massimo grado di differenziazione dal punto di vista dei parametri della musica, ad una sorta di entropia della comunicazione. Tutta la musica a seguire ha assorbito moltissimo della lezione di Xenakis. Lo dimostra l’attuale ritorno all’emozionalità della musica, che era stato bandito dal secondo dopoguerra. Il valore più alto della nostra cultura musicale è dato da quello che noi chiamiamo melodia. In questo senso Xenakis può essere pensato come un compositore contemporaneo, capace di comunicare all’uomo ciò che è necessario all’umano.
Maestro, quando ha deciso che la Sua strada era la musica?
Da sempre. Già piccolissimo, intorno ai 10 anni, io avevo deciso, sapevo dentro, che avrei fatto il Direttore d’orchestra. A quello che all’epoca era un sogno, ho dato tutto ciò che avevo da dare: passione, impegno, sacrifici, rinunce a qualsiasi altra attività, anche ricreativa, che poteva occupare spazio nella vita, perché la musica era la mia vita. Anche oggi per me, la musica è vita che racconta la vita.
Fonte foto: https://romaeuropa.net/