sabato, 21 Dicembre, 2024
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Nel 2022 Pil lombardo a +4% ma la crescita è meno dinamica

Dopo un 2021 in cui la crescita della Lombardia ha battuto ogni previsione e le stime più recenti di Prometeia si attestano al +6,6%, per il 2022 si prevede una risalita ulteriore del +4% che, se confermata, permetterà un pieno ritorno sui livelli del 2019. Ma negli ultimi mesi il caro energia, la tensione sul reperimento delle materie prime e l’aumento dell’inflazione pesano sulla crescita globale rendendola meno dinamica. Sono queste le principali evidenze che emergono dai dati del Booklet economia a cura del Centro Studi di Assolombarda e pubblicato su Genio & Impresa (genioeimpresa.it), il web magazine dell’Associazione. “La stima di crescita del 4% del PIL lombardo per il 2022 testimonia la solidità e la competitività del nostro sistema produttivo, che ha svolto un ruolo fondamentale per recuperare il terreno perso durante la pandemia e ha saputo crescere in termini di business e di numero di nuove iniziative imprenditoriali” ha dichiarato Alessandro Spada, Presidente di Assolombarda -. “Ma questa dinamicità ha iniziato a rallentare in particolare all’inizio di quest’anno a causa di alcuni fattori frenanti come il forte rialzo del costo dell’energia, le sempre maggiori difficoltà a reperire sul mercato le materie prime e l’aumento dell’inflazione. In particolare, sul tema energia da tempo lanciamo l’allarme recepito, almeno in parte, dal Governo Draghi con l’ultimo DL Energia, che va nella giusta direzione. Ora però è fondamentale lavorare a una strategia di lungo periodo che dia continuità alla crescita del Paese riuscendo a cogliere al meglio e per tempo tutte le risorse del PNRR, un’occasione storica su cui concentrare tutti gli sforzi”. La produzione manifatturiera lombarda nel 2021 è cresciuta del 15,6% rispetto al 2020 e del 4,3% sul 2019. Ad eccezione del Sistema Moda (-4,9% pelli-calzature, -8,6% tessile, -15,8% abbigliamento) e del comparto carta-stampa, che registra un -1,0%, la maggior parte dei settori ha performance di produzione superiori ai livelli antecedenti la pandemia. I recuperi più intensi sono stati registrati da minerali non metalliferi (+7,8%), gomma-plastica (+7,7%), chimica – farmaceutica (+7,3%), meccanica (+6,6%) e siderurgia (+6,1%); seguono alimentare (+3,8%), automotive e legno-mobilio (+2,5% entrambi). A livello paese, all’Italia manca poco per chiudere il divario con il 2019 (-0,8%), mentre Spagna (-3,1%) e soprattutto Germania (-6,8%) e Francia (-6,2%) sono decisamente distanziate. A risentire del clima positivo del 2021 anche le nuove imprese che in Lombardia sono cresciute del 19% rispetto al 2020, in Italia l’incremento è stato più contenuto al + 13,8%. Delle iniziative imprenditoriali si distinguono per dinamismo le attività professionali, scientifiche e tecniche (+19,9%) e le costruzioni (+17,5%), mentre le nuove aperture dei comparti alloggio e ristorazione rimangono depresse (-31,2%). Sebbene i livelli permangano elevati e in area di espansione, le criticità su materie prime e caro energia hanno influenzato gli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi del 2022 la fiducia delle imprese manifatturiere è in calo non solo in Lombardia, ma in Italia e nel resto dell’Europa. In flessione la domanda e la produzione correnti, il clima di fiducia del manifatturiero lombardo e dell’intero Nord Ovest italiano, dopo il picco storico di novembre, è in calo da dicembre scorso. La scarsità delle scorte di materie prime e semilavorati in alcuni casi si riflette negativamente sugli ordini. Perde slancio anche la dinamica dei servizi di mercato nel Nord Ovest e marcatamente in Italia, con domanda e prospettive per questo primo trimestre dell’anno più contenute. Diversamente, a gennaio tiene la fiducia in Germania e Spagna, su livelli elevati sebbene inferiori a quelli dell’autunno scorso. L’attualità pesa anche sui consumatori con alcune differenze: flette a gennaio a livello italiano, mentre nel Nord Ovest torna a crescere. Milano. L’industria milanese negli ultimi sei mesi del 2021 accelera e nel complesso dell’anno si attesta a +3,9 punti percentuali rispetto al periodo pre Covid, un + 4,3% viene totalizzato dalla Lombardia. Inoltre, le nuove imprese nate lo scorso anno sono state 24.946 (poco meno della metà di tutte le aperture a livello regionale), segnando una crescita del +19,8% rispetto al 2020 e del +0,2% rispetto al 2019. A questi numeri si aggiungono 2.651 startup innovative che operano prevalentemente nell’ICT e nei servi avanzati. Sono quasi il 20% del totale Italia, +332 solo nell’ultimo anno. Monza Brianza. Supera il dato lombardo di quasi 10 punti percentuali, la performance dell’industria brianzola nel 2021 si mette in luce con un rimbalzo prossimo al +14% su base annua e i livelli produttivi si posizionano del +4,5% sopra al 2019, in linea con la Lombardia. Le nuove imprese nel 2021 sono state 4.657, +22,3% rispetto al 2020, di poco inferiori al numero massimo del 2019 (-2,4%). Rispetto al pre Covid dinamiche particolarmente brillanti riguardano le attività finanziarie e assicurative, (+39,3%), quelle professionali, scientifiche e tecniche (+11,3%), il commercio (+10,2%). Lodi. Le imprese manifatturiere di Lodi recuperano i livelli di attività pre Covid più velocemente rispetto al totale della Lombardia, con il recupero che avviene già nel primo trimestre 2021. La produzione cresce di quasi il +9% su base annua ed è del +5,3% sopra ai livelli del 2019 (oltre il +4,3% regionale). In aumento del +20,2%, dopo lo stop del 2020, le nuove imprese che sono state 911 a nel 2021, ma il numero è ancora sotto del -9% a quello registrato nel pre Covid. Pavia. Nel complesso del 2021 l’industria di Pavia registra un rimbalzo superiore al +9%, ma non sufficiente a colmare il divario rispetto al pre Covid. Infatti a fine 2021 i livelli produttivi si attestano ancora a -1,9%, diversamente dal totale della Lombardia che è sopra del +4,3%. Nel 2021 è ripartita anche la natalità imprenditoriale dopo la frenata del 2020. Nonostante siano 2.413 le nuove attività avviate, è ancora ampio il gap rispetto al 2019 (-12,6%), in particolare per le attività del commercio (-24,2%) e dell’industria (-34,9%).

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