sabato, 20 Aprile, 2024
Considerazioni inattuali

Fake Life: verità vs irrealtà

La simulazione del sé e lo stravolgimento del reale sono tali da quando coesistono la realtà e la capacità di intenderla e percepirla. E l’abbondanza di letteratura a riguardo non ne è che la lampante conferma. Non c’è certo bisogno dell’avvento di internet o dei social perché se ne ravvisi la natura; quella che però sembra aver trovato il suo perfetto anello di congiunzione nell’era digitale. La stessa che ci ha consentito in qualche modo di nasconderci e di dare vita – o più propriamente un’apparenza di vita – a molteplici realtà fittizie; realtà fasulle che trasmutano ambienti, notizie, ma anche individui. Ed ecco che vediamo fioccare sui social gli arcinoti profili falsi, altrimenti detti semplicemente fake. Si tratta naturalmente di false identità: nomi inventati, foto rubate ed informazioni personali fasulle. Chi ne crea uno o più, spesso se ne serve per osservare gli altri al contrario reali – e cioè con informazioni che appartengano e corrispondano ad identità effettive – senza lasciare alcuna traccia in superficie. Oppure per scrivere commenti e inviare messaggi sotto falso nome e pertanto – ça va sans dire – a briglia sciolta.

IL FENOMENO FUORI CONTROLLO DELLE FAKE IDENTITIES

Per quanto mi riguarda – e non vale purtroppo soltanto per me – ricevo ogni giorno moltissime richieste di amicizia social da parte di profili fake; e credo di interpretare lo stato d’animo generale nel constatare una totale mancanza di controllo del fenomeno. E il controllo non c’è, perché ad oggi non c’è ancora un’apposita legge che ne delimiti i confini – quelli entro i quali è possibile spingersi. E ogni giorno sul web ci sembra di perderci nichilisticamente in una sempre più indefinita rarefazione scegliendo di non scegliere: per tuffarci nel mondo virtuale quasi inconsciamente.

GLI ODIERNI REPLICANTI

Immersi come ci trovassimo nella grottesca scena di Trainspotting (film del 1996), in cui il protagonista si tuffa nel luridume del gabinetto che è un trapasso per l’oceano: una via di fuga per la trascendenza. Quasi catapultati nella distopica ed inquietante Los Angeles di Blade runner: il film fantascientifico dell’82 in cui replicanti con sembianze umane si trovano illegittimamente in fuga sulla terra; con la paradossale differenza che nella realtà odierna sono invece gli individui a rendersi in qualche modo dei replicanti, che evadono dalla vita effettiva per cercare rifugio in quella parallela dell’internet. Fuggono come gli androidi di Ridley Scott fuggivano dalla schiavitù della forza-lavoro nelle colonie extra-terrestri – per una realtà virtuale che funga da tiepido sonnifero, da temporaneo stordimento; che renda, anche se fallacemente, tutto possibile per qualche istante.

VERITÀ VS IRREALTÀ

Rivolgersi a chiunque senza freni e barriere e poter dire qualunque cosa senza remore, poter acquisire qualsiasi sembianza e sfogare la frustrazione su ciò che è senza colpa: sulla verità. Quell’amore di verità che ormai sembra perduto ma che resterà sempre l’unica espressione di sostanza cui aggrapparci: perché anche quando è dura, la verità ci riempie di spessore, costituisce il nostro capitale umano e ci tende comunque una mano in qualsiasi situazione della vita – mentre la menzogna, l’irrealtà lascia sempre cadere nel vuoto ed inganna non soltanto chi la subisce ma anche e ancor più chi se ne serve.

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