Il mondo Confcooperative Sanità si mette a disposizione per le vaccinazioni. C’è, infatti, un potenziale esercito a disposizione del Servizio sanitario pubblico ed è quello della cooperazione sociosanitaria che ha in organico oltre 400mila operatori, tra cui infermieri e Oss. A lanciare la proposta è Giuseppe Maria Milanese, infettivologo, Presidente Confcooperative Sanità, “potremmo rappresentare un fattivo corpo intermedio tra i medici di medicina generale, formalmente già coinvolti nella campagna vaccinale, e i 60milioni di cittadini”, osserva milanese. Un potenziale, tuttavia, oggi non coinvolto, oppure, messo in difficoltà da una burocrazia e scelte approssimative. Lo spiega il Presidente Confcooperative Sanità. “Eppure oltre non rendere da subito praticabile questa grande compagine sussidiaria”, aggiunge Milanese, “si insiste anche in una gestione superficiale quando le cooperative vengono coinvolte. Il dibattito che affiora tra le colonne della cronaca, restituisce un quadro parziale della mancanza di chiarezza su tale questione: eppure già sufficientemente sconfortante”.
Il disappunto del Presidente Confcooperative Sanità è per il modo in cui si muovono gli enti pubblici. “I dati rilevati dalle Aziende Sanitarie del Paese sono, se possibile, ben più preoccupanti. A macchia d’olio, come storicamente nella storia italiana, e quindi senza una visione di sistema, le singole ASL stipulano accordi per incrementare le vaccinazioni sui territori”. Insomma una situazione di mancata organizzazione che rischia di frenare e mandare in frantumi l’impegno a fare presto e bene.
“Potremmo affermare praticamente senza timore di essere smentiti”, sottolinea il Presidente della cooperative sanitarie, “che ad ognuna di queste attività corrispondono un diverso protocollo d’intesa, diverse tariffe, anche molto dissimili tra loro, diverse modalità”. Non solo per Giuseppe Maria Milanese ora si manifestano problemi che se non risolti incepperanno il sistema a danno dei cittadini.
“Un affresco che”, osserva il Presidente Confcooperative Sanità, “più che rappresentare un nuovo e più fluido ingranaggio, diventa un nuovo inceppo. La casistica è disparata, qualche esempio a campione può servire per coglierne la surrealtà: nel frusinate alle cooperative è richiesto il solo apporto infermieristico mentre nella ASL Roma/1 vengono richiesti medico e infermiere insieme, e per le due prestazioni sono previsti rimborsi radicalmente differenti, nel primo caso stabilendo una tariffa maggiore che nel secondo”. Possibilità di cambiare ci sono ma serve decidere anche in fretta la svolta.
“La soluzione è, ancora una volta, nella regia unica”, conclude Milanese, “che si faccia carico di un’analisi verosimile dei costi e dei benefici e si assuma la responsabilità di stabilire regole chiare ed univoche, valide dalle Alpi alle Piramidi. L’alternativa, già dietro l’angolo, è il caos: anzi, un caos che, in un frangente già tanto drammatico, ricadrebbe sulle spalle di cittadini vulnerabili e certamente incolpevoli”.